Gesù ci dice che il Padre, nella sua qualifica di agricoltore e proprietario della vigna, pota i tralci della vite (cioè noi) affinché possano portare più frutto.
Spesso nei commenti al Vangelo di oggi, capita di leggere o ascoltare che Dio esegue un’operazione che viene ritenuta dolorosa e che lo fa per il nostro bene, per farci fruttificare.
Porre la questione in questi termini significa addossare a Dio un aspetto negativo, tipicamente umano. Dio non può procurare un male o permettere un male, anche se a fin di bene; chi lo sostiene, va contro il buon senso e contro l’insegnamento del Magistero che nel catechismo della
chiesa cattolica al numero 1761 ammonisce «Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene.»
E Dio, credo che non abbia bisogno di essere istruito dal nostro catechismo…
E allora? Come leggere questa azione di potatura del Dio/Agricoltore?
Anzitutto noi dobbiamo imparare a non essere piantine indipendenti, ma tralci legati in modo vitale a Cristo, alla vite. E poi, se seguiamo Gesù, se ascoltiamo la Parola, se invochiamo lo Spirito, se abbiamo Dio nel nostro cuore, saranno loro, sarà la Santissima Trinità, a fare in modo di farci capire che tutto quello che le nostre vite stanno producendo di superfluo, di inutile, di dannoso, va tolto, deve essere potato. Ovvio, certe scelte ci costeranno fatica, perché ai nostri miseri occhi di creatura finita, sembrano importanti oppure perché siamo condannati dall’abitudine, dal “si è fatto sempre così” o forse perché mai avevamo fatto discernimento della nostra vita e continuavamo a seguire una strada pericolosa, con scelte sbagliate per noi e per gli altri attorno a noi.
Eccola la vera potatura che il Padre fa. Non è una punizione, un castigo, un momento in cui Dio ci abbandona. Anzi, tutt’altro. Quando Dio pota dobbiamo essere contenti, dobbiamo gioire perché significa che finalmente stiamo capendo che quello che abbandoniamo, quello che togliamo dalla nostra vita è solo un peso che non ci fa volare.
Commento a cura di Luca Lanari.
Via Facebook
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Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 1-8
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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