Risposta positiva a Dio
La prima lettura esprime lo spirito profondo della legge mosaica che si incentra sulla conversione a Dio come risposta a tutto ciò che Lui ha compiuto per il suo popolo, a ciò che Dio ha operato nella storia di Israele e di ognuno. L’adempimento della sua proposta non è un compito difficile, ma è la Parola scritta nella storia che diventa efficace e interpella il cuore di ognuno. Colossesi riprende e precisa che tutto dipende da quella Parola di Dio che si chiama Gesù Cristo, è Lui la prima immagine di Dio riflessa in tutte le creature. Anche questa pagina insinua l’idea che noi siamo già una risposta a Dio che ci ha creati.
Il difetto della fretta
Nella famosa parabola evangelica spicca invece il contrasto tra due uomini dedicati per professione al culto di Dio e un Samaritano, che le tradizioni di allora escludevano dal tempio santo di Gerusalemme e dalla comunità di Israele. La fretta è il difetto che balza immediatamente all’occhio. Quei due corrono via. Non hanno tempo di fermarsi. Non vogliono esaminare la situazione. La fretta e la superficialità caratterizzano i nostri incontri col prossimo e disturbano l’esercizio della carità. Dietro la fretta del sacerdote e del levita si nasconde la paura di impegnare la propria persona. C’è una gran voglia di aver amici e di vivere rapporti autentici tra persone e nell’ambito di gruppi. Ma le relazioni a volte sono effimere, spesso deludenti e danno luogo al risentimento, alla frustrazione e all’accusa reciproca. Nasce allora la tendenza opposta a chiudersi in se stessi, a diffidare degli altri.
L’altro si fa dono
Occorre esercitarsi a desiderare di ricevere dall’altro, considerando che i propri modi di essere e di pensare non sono i soli esistenti ma si può accettare di imparare, relativizzando i propri comportamenti e anche i propri impegni. L’ascolto non è un momento passivo della comunicazione, non è solo apertura all’altro, ma è atto creativo che instaura una confidenza tra ospitante e straniero. L’ascolto è un sì radicale all’esistenza dell’altro come tale. Il Samaritano fa quello che il sacerdote e il levita non sono stati capaci di fare: ama. Ama con tutta una serie di comportamenti concreti: lo vede, ne ha compassione, si fa vicino, fascia le ferite, versa olio, versa vino, lo carica sul giumento, lo porta alla locanda, si prende cura di lui, tira fuori due denari e li dà all’albergatore, dà delle indicazioni (abbi cura di lui) e promette che lo rifonderà al suo ritorno… Cioè compie tutta una serie di gesti che hanno un significato semplicissimo: io voglio che quell’uomo viva; faccio quello che posso perché quell’uomo possa essere sanato.
La complementarità di tutti
La prima area d’azione dentro la comunità cristiana è quella dell’amore fraterno. Gesù ha comandato ai discepoli di amarsi l’un l’altro per offrire al mondo un’immagine credibile dell’amore di Dio. Questa fraternità cresce e nasce nell’ascolto della Parola e con l’Eucaristia. In tal senso occorre dare un ritmo più autentico e vivace alle nostre celebrazioni. Se cresce questo aspetto, le comunità sono sollecitate a sviluppare rapporti personali sinceri, pazienti e accoglienti. E il giorno domenicale può essere riscoperto come giorno dell’amicizia, degli incontri fraterni della gioia rasserenatrice, della prossimità confidenziale dentro le famiglie. La carità trova inoltre un campo privilegiato di espressione nei carismi, nei ministeri, nelle diverse vocazioni. La carità attua l’unità tra di essi. E fa sì che ciascuno di essi sia di stimolo agli altri. E perché il tutto non sia il solito fatto intraecclesiale, una forma importante di carità fraterna, occorre sviluppare la cooperazione tra le Chiese, con particolare attenzione alle Chiese più povere. È importante non far mancare anche poco per ritrovarsi arricchiti dalla vitalità della gente, che vive in condizioni disagiate e non sempre umane.
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
- Quali sono le povertà che popolano il vostro territorio?
- Quali risposte restituiscono dignità alle persone?
IN FAMIGLIA
Invitiamo una persona bisognosa per donarle dignità e amore.
Ogni componente della famiglia pensa a un modo per poter offrire qualche cosa di concreto, perché l’accoglienza non sia fatta solo di un pasto caldo,
ma arricchita da attenzioni che possano scaldare anche il cuore.
Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte