Questo brano di vangelo dire che è stupendo è poca cosa. Questo brano di vangelo definisce l’identità del cristiano, l’identità della persona vivente.
La messe non è il raccolto da andare a fare per portare a casa meriti, guadagnare gente battezzata, definire meglio chi è della chiesa e chi della chiesa non è. L’invio degli apostoli è invio ad andare ad incontrare, non a fare diventare cristiani.
La malattia di noi bianchi, che è poi la malattia della chiesa missionaria, è data dal crederci superiori e di dovere andare a catechizzare, non evangelizzare, tutte le genti. È una malattia che ha fatto più guai che altro, che non ha evangelizzato, che ha portato guerre e distruzione in tutto il mondo, che non ha umanizzato nulla.
Lo si vede nei missionari e nei volontari quando arrivano in terra di missione: sono venuti per insegnare a questo popolo becero quello che non sa. Loro, cioè noi, andiamo a scoprire quello che loro sanno da sempre. Abbiamo scoperto il fiume Zambezi e lo scriviamo, loro non lo dicono ma ci fanno il bagno da millenni e lo conoscono meglio di noi.
Andare per portare qualcosa ci sembra essere la vera dimensione della missione, niente di più sbagliato. Non andiamo né a portare né a prendere, andiamo per incontrare. Quando centrale è l’incontro tutto diventa più umano per tutti e quindi, di conseguenza, tutto diventa più divino e quindi tutto diventa messe, cioè premessa per vivere il vangelo insieme. Non perché io lo so e te lo insegno ma semplicemente perché insieme si cerca meglio e il tuo modo di vivere diventa utile a me come il mio diventa utile a te.
Messe evangelica non è raccolto, è invece, secondo me, tempo favorevole per smetterla con la mania di dovere andare a conquistare cominciando ad incontrare.
Fino a che noi andiamo con i cannoni, gli altri dovranno risponderci coi missili. Fino a che noi andiamo pieni di cose, gli altri saranno preoccupati solo di prendere il più possibile al minor prezzo possibile. La missione è fondamentalmente non cedere alla tentazione di presentarci come lupi, forti e pieni di cose da dire e da dare. La missione è povertà, è gratuità, è umiltà, è essere agnelli in mezzo ad agnelli o lupi poco importa. Essere poveri che incontrano altri poveri in Italia come in qualsiasi parte del mondo. Essere poveri, gratuiti ed umili significa mettere al centro della messe, della missione, del nostro essere missionari, la nostra identità di figli e di fratelli e la condivisione della nostra identità. Ciò che importa è la relazione che ne scaturisce e la relazione scaturisce quando si gioca alla pari, quando un povero accoglie un altro povero. Noi, con le nostre onlus e le nostre ong, siamo sempre in deficit di umanità: andiamo perché ci sentiamo bravi e andiamo a conquistare e guai se loro non ci danno soddisfazione. Poi ci lamentiamo che ci dicono sempre di sì, che ci danno ragione perché così siamo contenti e poi continuano con la loro vita, grazie a Dio. Noi andiamo a loro col sospetto che tenteranno comunque di fregarci e questa convinzione noi la trasmettiamo e loro faranno di tutto per fregarci perchè ciò che importa è non farsi accorgere. Una lamentela dei volontari come dei missionari: in tanti anni non sono riuscito a farmi un amico. Ma se il punto di partenza non è l’amore, non è la gratuità, non è la povertà e dunque la relazione, abbiamo poi anche la pretesa dell’amico? Continuiamo ad essere lupi travestiti da agnelli negando la Buona Notizia dell’evangelo continuando a volere catechizzare dicendo chi Dio è e insegnando come si usa la cazzuola o il cacciavite.
Noi siamo mandati, apostoli, inviati ai nostri fratelli: questa è la nostra identità. O facciamo, che dico siamo, questo oppure tutta la nostra azione sarà fallimentare. Vivere il fatto che l’uomo si realizza nella sua dimensione con l’altro, andando verso l’altro da povero accolto dal povero, è realizzazione della nostra sostanza. Lo stesso si dica della chiesa e di qualsiasi gruppo si avvicini a loro. Ogni volta che sento lamentarsi qualcuno per quello che loro fanno e per quello che sono, dico che non ci siamo: non abbiamo capito nulla di quello a cui siamo chiamati. È diverso vedere quello che non va e viverlo con l’altro dall’evidenziare quello che non va vivendolo con l’altro come luogo di incontro, e dunque di Buona Notizia, di evangelizzazione reciproca.
Dominare, andare ad insegnare, spiegare a loro le cose, è contro-missione perché non è testimoniare l’essere figli di Dio, l’essere fratelli. Non è un problema di dove fare tutto ciò, è un problema di essere. Questo lo vivo su di una nave dove salvo dei profughi, anche se non ho il rosario in mano, questo lo vivo in terra di missione, questo lo vivo sul mio posto di lavoro. O sono umano e dunque cristiano oppure non lo sono. Cristiano è colui che non va per dominare ma per incontrare.
Se siamo chiamati a testimoniare che Gesù è il Figlio e noi siamo fratelli, tiriamo le conseguenze da noi stessi. La missione siamo noi, non è roba da gente che parte, frati, preti, suore o laici impegnati. È una questione molto più semplice e umana, è questione di vita della Trinità in noi e fra di noi.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Letture della
XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,10-14c
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». R.
«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
Seconda Lettura
Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 6,14-18
Fratelli, quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Parola di Dio
Vangelo
La vostra pace scenderà su di lui.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-12.17-20
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore
Oppure forma breve:
La vostra pace scenderà su di lui.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Parola del Signore