<<Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?”>>.
Siamo abituati allo scoppiare delle polemiche soprattutto da parte degli scribi e dei farisei, ma la polemica di oggi nasce dai discepoli di Giovanni Battista. In fondo dovrebbero più di tutti gli altri capire il modo di ragionare di Gesù, eppure anche loro fanno fatica a cogliere lo spirito di fondo del suo agire. Ecco perché Gesù deve aiutare anche loro a recuperare un grande assente nel loro modo di vivere la pratica religiosa: Dio.
Non si vive la religione aderendo solo ad alcune forme di preghiera e di ascesi. Si vive una religione quando si comprende che la preghiera per esempio è rivolgersi a Qualcuno e non semplicemente dire delle parole. Si comprende che la religione è tale solo quando un digiuno esprime qualcosa di una relazione e non è semplicemente esecuzione di un comando.
Sono sempre spaventato da questa prospettiva perché non di rado vedo che le nostre comunità, le nostre esperienze ecclesiali, i nostri movimenti hanno come grande assente Gesù, e conservano però un apparato di pratica religiosa che invece di essere un aiuto in una relazione è divenuto il sostituto di una relazione.
Convertirsi quindi non significa accrescere le nostre performance di religiosità, ma rimettere al centro la persona viva e operante di Gesù Cristo. Se non si cambia questa mentalità si rischia di vivere la novità del Vangelo come la causa di un conflitto interiore e non di una salvezza: <<Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.
Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si mette vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano»».
Dobbiamo imparare a predisporre il nostro modo di credere e di vivere la fede con una novità di fondo: non ci salviamo semplicemente per quello che facciamo, ma ci salviamo perché Qualcuno ci salva.
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Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9, 14-17
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Parola del Signore.