Il commento alle letture del 6 Luglio 2019 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
E così l’uno e gli altri si conservano
Gn 27,1-5.15-29; Sal 134; Mt 9,14-17
Dio ha fondato la relazione dei figli d’Israele con Lui sul fondamento della sua Legge, dei suoi Comandamenti. Il suo popolo invece vuole stabilire una relazione fatta di opere umane senza alcun riferimento ai Comandamenti. Dio non ama questa religione e lo rivela attraverso i profeti. Lui vuole la religione dell’ascolto, dell’obbedienza.
Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne! Io però non parlai né diedi ordini sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dalla terra d’Egitto, ma ordinai loro: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici”. Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle. Da quando i vostri padri sono usciti dall’Egitto fino ad oggi, io vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti; ma non mi hanno ascoltato né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervìce, divenendo peggiori dei loro padri. Dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca (Ger 7,21-28).
Ascoltate dunque ciò che dice il Signore: «Su, illustra la tua causa ai monti e i colli ascoltino la tua voce!». Ascoltate, o monti, il processo del Signore, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore è in causa con il suo popolo, accusa Israele. «Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, ti ho riscattato dalla condizione servile e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria? Popolo mio, ricorda le trame di Balak, re di Moab, e quello che gli rispose Balaam, figlio di Beor. Ricòrdati di quello che è avvenuto da Sittìm a Gàlgala, per riconoscere le vittorie del Signore». «Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?». Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio. La voce del Signore grida alla città e chi ha senno teme il suo nome: «Ascoltate, tribù e assemblea della città. Ci sono ancora nella casa dell’empio i tesori ingiustamente acquistati e una detestabile efa ridotta? Potrò io giustificare le bilance truccate e il sacchetto di pesi falsi? I ricchi della città sono pieni di violenza e i suoi abitanti proferiscono menzogna; le loro parole sono un inganno! (Mi 6,1-12).
Se il Signore non vuole una religione di pratica senza obbedienza, perché la sua religione è solo quella dell’obbedienza alla sua Parola, può Gesù cucire un pezzo di stoffa nuova su un vestito dichiarato vecchio già dal Padre suo? Può versare il vino nuovo della vera religione in un otre che non è stato capace di contenere nessuna Legge del Signore? La stoffa nuova è la sua Parola. Anche il vino nuovo è la sua Parola. Se l’obbedienza alla sua Parola è il solo fondamento della religione vera, altre cose non servono. Il digiuno va portato sia nella virtù della carità – si rinunzia a qualcosa perché altri abbiamo qualcosa – e sia nella virtù della sobrietà e della temperanza. Si rinunzia al di più, al non necessario, perché dannoso alla nostra vita. Lo si dona ai poveri, secondo la Legge di Gesù Signore. Parola nuova, religione nuova.
Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Quando si vive in piena obbedienza la Parola di Gesù, si è in un digiuno quotidiano, perché si dona al corpo solo ciò che gli è necessario. Quanto non necessita strettamente al corpo diviene grande strumento di misericordia, elemosina, carità.
Madre di Dio, Angeli, Santi, insegnate al popolo di Dio a vivere la vera religione.