Commento alle letture di domenica 30 Giugno 2019 – Carlo Miglietta

Il commento alle letture di domenica 30 Giugno 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.

GESÙ LO SFASCIAFAMIGLIE

Uno dei temi su cui la Chiesa ha puntato di più negli ultimi tempi è quello della famiglia: spesso sono di etica familiare i famosi “valori non negoziabili”.

L’importanza del matrimonio e della famiglia

E’ vero: Gesù ripristina con forza il progetto originario di Dio sul matrimonio. Il suo modello matrimoniale suscita il rifiuto da parte dei discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 19,10). Le altre due volte che i discepoli si oppongono a Gesù sono nientemeno che sul tema della croce (“Pietro… cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”: Mt 16,22) e dell’eucarestia (“Molti dei suoi discepoli… dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”… Da allora molti… si tirarono indietro”: Gv 6,59-66). Il matrimonio per Gesù non è una realtà secondaria, ma uno dei valori più alti e anche impegnativi, come la croce e l’Eucarestia.

Infatti in Israele era stato ammesso il divorzio in caso che l’uomo avesse trovato nella donna “qualcosa di sconveniente”, “eruàt dabàr” (Dt 24,1). Ma sull’interpretazione dell’“eruàt dabàr” si erano create, ai tempi di Gesù, due scuole: quella di Rabbi Shammai, che ammetteva il divorzio solo in caso di adulterio, e quella di Rabbi Hillel, secondo cui motivo sufficiente per divorziare era che la moglie avesse… lasciato bruciare l’arrosto[1]! I Farisei si avvicinano a Gesù per vedere da che parte sta: per essi è pacifico che Gesù ammetta il divorzio, il problema e se lo ammette solo in caso di adulterio come Rabbi Shammai o “per qualsiasi motivo” (Mt 19,3), come Rabbi Hillel.

Ma Gesù va contro la legge vigente e spiazza tutti, affermando che il divorzio è stato concesso solo per la “miocardiosclerosi”, la “durezza del cuore” (Mc 10,5) di Israele, concetto equivalente all’ebraico “orlàt lebàb”, la chiusura dell’uomo al piano di Dio. Il progetto di Dio sul matrimonio non va ricercato in Dt 24,1, ma proprio nel libro della Genesi, il cui nome ebraico è “Bereshit”, “In principio”: “ Ma “in principio” (ndr: cioè nel libro della Genesi)… Dio li creò maschio e femmina: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una sola carne. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito” (Mc 10, 6-9). Si noti come Gesù cita di Gen 2,24 non il testo ebraico (“ed essi…”), ma quello dei LXX (“i due […]”), che è già un’interpretazione forte in senso monogamico, presentando un assurdo matematico: “due è uguale a uno”. E’ Dio stesso che fa dei due un’unità, inscindibile e indissolubile: chi attenta all’unità matrimoniale rifiuta il progetto creazionale di Dio[2]. Il detto di Gesù sul divieto di divorzio, seguito da un nuovo matrimonio, è la sua pericope più frequentemente citata nel Nuovo Testamento: cinque volte[3]; e sei volte viene ribadito: “Non commettere adulterio”[4]. Questo rimarca l’importanza che viene data al matrimonio cristiano, come sacramento, cioè come segno, del rapporto tra Dio e il suo popolo.

Così Gesù ribadisce l’importanza del quarto comandamento[5], che nel Nuovo Testamento è citato tre volte[6]: “Onora tuo padre e tua madre […] per avere la vita eterna” (Lc 18,18-20); e, come abbiamo visto, Gesù rimprovera aspramente coloro che vogliono stornare a Dio quanto invece dovrebbero investire in aiuti per i genitori[7].

Ma se il suo messaggio sul matrimonio fu chiarissimo e anticonformista, e il comando di onorare i genitori ritenuto fondamentale, sulla vita familiare Gesù lanciò molti messaggi per noi sconcertanti.

Gesù rompe con la famiglia di origine

Innanzitutto Gesù ebbe non pochi problemi con la famiglia di origine. Fin da ragazzo, a dodici anni, quando “scappa di casa”, o meglio, abbandona i suoi per restare nel Tempio di Gerusalemme a discutere con i dottori[8]. Avrebbe potuto almeno avvertire i genitori: non pensiamo certo che la Madonna e San Giuseppe si sarebbero opposti al fatto che il Figlio… si volesse trattenere “in Chiesa”. Ma Gesù non li avvisa, non facendo certo la parte del figlio modello. Il fatto provocò una forte apprensione in Maria e Giuseppe, al punto che Maria lo rimprovera: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2,48).

Gesù risponde annunciando il primato assoluto delle cose del Padre su tutto, vincoli familiari compresi: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). Ovviamente i genitori rimasero basiti: “Ma essi non compresero le sue parole” (Lc 2,59). “Qui si intravede già il Maestro che compie le scelte della sua missione senza lasciarsi condizionare dalle interferenze dei famigliari[9]. La sua autonomia non è frutto di un atteggiamento di autosufficienza o disprezzo di una condizione umana che si evolve e cresce nei rapporti familiari e affettivi, ma è l’espressione del suo rapporto unico con Dio […]. E’ espressione della realtà nuova e sconvolgente che la fede cristiana ha fatto intuire nella trama ordinaria e quotidiana di un’esistenza umana: il Figlio unico di Dio” (R.  Fabris[10]).

Gesù non vuole solo sottolineare l’unicità del suo rapporto con il Padre: Gesù fin da ragazzo inizia con gesti e parole paradossali a sottolineare che l’amore di Dio e per Dio deve per tutti sovrastare ogni altra relazione.

C’è un brano che i predicatori in genere evitano o commentano malvolentieri, per paura di mettere in cattiva luce… la Madonna. Si tratta dell’episodio in cui la madre di Gesù ed i suoi parenti vanno a cercarlo “per andare a prenderlo” (Mc 3,20-35[11]): già si noti che il verbo qui usato per “prendere” è in greco “kratèo”, che significa “impadronirsi con la forza”. Marco, solo lui, spiega il motivo di questa violenza che i famigliari volevano fare a Gesù: “perché dicevano: <<È fuori di sé!>>“ (Mc 3,21). Ohibò! Anche Maria dice che Gesù è matto, e vuole portarlo via con la forza? 

Avvisano Gesù: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano” (Mc 3,32). Si noti che in Marco la casa[12] è sempre simbolo della comunità dei discepoli, della Chiesa[13]: Maria e gli altri parenti sono “fuori” di questa comunità ecclesiastica, e ciò è ribadito due volte: “Sua madre e i suoi fratelli, stando fuori, lo mandarono a chiamare” (Mc 3,31); “Tua madre e i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori” (Mc 3,32). Gesù, volgendo lo sguardo sui suoi discepoli che lo attorniavano, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, egli è mio fratello, sorella e madre” (Mc 3,35). L’evangelista Luca ritocca lievemente questa risposta e spiega in tal modo che cosa si intenda per volontà di Dio: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21).

Sicuramente non ci saremmo aspettati che Gesù trattasse così male sua madre. Ma in realtà Gesù sta facendo di Maria l’elogio più bello, perché la grandezza di Maria non sta tanto nella sua maternità fisica, ma nell’essere stata la discepola perfetta, quella che ascolta la Parola e la mette pienamente in pratica, la donna del “sì”, dell’“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Come diceva Agostino: “Beatior Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi”: Maria fu beata non tanto per aver concepito il Cristo, ma per la sua Fede. Come sottolinea anche Gesù quando sembra rifiutare, in maniera non certo gentile, l’elogio a sua madre che una donna voleva fare: “<<Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!>>. Ma egli disse: <<Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!>>” (Lc 11,27-28). “Gesù sceglie di avere non una famiglia carnale, dalla quale prende una distanza radicale, bensì una nuova famiglia che non è più fondata su vincoli di carne e sangue, né su vincoli di <<coniugamento>> di alcun tipo, ma che è composta da quanti fanno la volontà di Dio […]; quella famiglia che, per ogni discepolo, deve essere la vera famiglia, anche a costo di subire persecuzioni da parte della famiglia di origine[14]” (L. Monti[15]).

Meravigliosa è la figura di Maria che non esita a restare solidale con gli altri famigliari peccatori, che vogliono andare a prendere Gesù per portarselo via ritenendolo matto: è la madre che sta con chi in famiglia è più debole, più in difficoltà, condividendone anche le scelte sbagliate, ma sicura che sarà solo con l’amore e con la solidarietà che si potrà sperare in una conversione. E infatti i “fratelli del Signore”[16] poi si convertiranno a Gesù, e tra essi Giacomo diventerà addirittura il capo della comunità di Gerusalemme[17], e a Giuda verrà attribuita una lettera apostolica[18]. A quando una nuova significativa litania: “Maria, solidale con i peccatori, prega per noi”?

 

Il primato dell’amore a Dio

Non solo Gesù ebbe difficoltà con la famiglia di origine, ma spesso lanciò durissimi messaggi che scuotono profondamente le nostre concezioni ireniche di vita familiare. Nel Vangelo di Luca Gesù dice chiaramente che “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,25-27). O, mamma mia! Nostro Signore, l’Amore incarnato, che ci chiama ad “odiare” (“misèin”)? Innanzitutto, nelle lingue semitiche non c’è il comparativo relativo; quindi “odiare” significa solo “amare meno”, “mettere al secondo posto”. Per esempio, in Gen 29,31 si legge che Lea era “odiata”, ma dal contesto risulta non che Giacobbe la odiasse, ma che la amava meno dell’altra moglie Rachele: nel versetto precedente difatti si dice che Giacobbe “amò Rachele più di Lea” (Gen 29,30). Così in  Dt 21,15 si legge: “Se un uomo avrà due mogli, l’una amata e l’altra odiata […]”: dal contesto si evince che quest’uomo ha una moglie prediletta e una che ama meno. Infatti nel brano parallelo al testo lucano, nel vangelo di Matteo, troviamo: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt 10,37). Ma Luca non ha paura, usando il verbo “odiare”, di scandalizzare i suoi uditori greci, per rimarcare ulteriormente l’eccezionalità del messaggio di Gesù.

“Gesù, al contrario di una tendenza ben attestata nell’odierna pastorale, non teme di mettere in guardia con risolutezza e quasi scoraggiare la numerosa folla che lo segue. Egli ha il coraggio di portare tutti di fronte alle esigenze radicali della sequela […]. Si faccia però attenzione: Gesù non esige un amore totalitario, esclusivo per sé, che escluda i nostri amori umani. Non chiede di essere amato lui solo: chiede soltanto (!) che il discepolo ami lui più di tutti i suoi amori. Chiede di vivere tutti i nostri amori attraverso l’amore per lui, di amare gli altri con l’amore che abbiamo per lui. L’essere discepoli di Gesù è questione di una relazione intensa, prioritaria con lui. Una relazione d’amore che deve avere il primato su tutto il resto, anche sulle relazioni d’amore più care” (L. Monti[19]).

 

Il matrimonio realtà penultima

Luca aggiunge “la moglie” (Lc 14,26) all’elenco matteano di “padre, madre, figlio e figlia” (Mt 10,37). D’altra parte poco prima Gesù ha ribadito che “ho preso moglie” (Lc 14,20) non è una scusa valida di fronte alla chiamata del Signore. Si noti: “il verbo usato per <<amare>> (la moglie […]) è quello che designa l’amore naturale (<<philèo>>), non quello teologale (<<agapào>>) […]. L’amore umano deve essere trasceso dalla dilezione divina che si è manifestata con il Messia: si tratta di un amore che va fino alla croce” (A. Mello[20]).

Il matrimonio cristiano, pure realtà così alta e impegnativa, è una “realtà penultima”. L’unico fine per il credente è la sequela del Signore, lo Sposo per eccellenza[21].  Lo scopo principale della vita matrimoniale non è l’amore reciproco, ma il seguire Gesù. Nel cristianesimo esistono quindi solo coloro che seguono in totalità il Signore da soli, i “monaci”, e coloro che lo seguono in totalità con la propria moglie o il proprio marito, per i quali spesso uso appositamente la parola “binaci”[22]. Anche gli sposati sono chiamati ad amare “il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza e con tutta la mente, e il prossimo tuo come se stessi” (Lc 10,27), con buona pace di Paolo che teme che gli sposati possano amarlo con cuore “diviso” (1 Cor 7,33).

 

Prima di tutto il Regno di Dio

Questa radicalità nella sequela è sottolineata anche in altri due episodi sconcertanti: “A un altro disse: <<Seguimi>>. E costui rispose: <<Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre>>. Gesù replicò: <<Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e annunzia il regno di Dio>>. Un altro disse: <<Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa>>. Ma Gesù gli rispose: <<Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio>> (Lc 9,59-62[23]).

Si tratta di due episodi paradossali. “Il comando di seppellire il proprio padre è implicito nella Torah, come estensione del comandamento del decalogo circa l’onore da tributare ai genitori[24], ma esplicito nel giudaismo[25]” (A. Mello[26]). Seppellire i propri morti era considerato un dovere superiore a qualunque osservanza religiosa: “Chi si trova davanti a un suo parente morto è dispensato dalla recita dello <<Shemà>>, dalla preghiera delle diciotto benedizioni e da tutti i precetti nominati dalla <<Torah>>[27]” (Berakhot III,1); anche i sacerdoti erano esonerati dalla purità cultuale[28]. Ma per Gesù la sua sequela viene prima di tutto, senza eccezione, viene anche prima della legge e di ogni realtà più sacra.

Nel secondo episodio un uomo è disposto a seguire Gesù, ma chiede il tempo di salutare quelli di casa. Ma c’è di nuovo quel “prima” che il Signore non accetta: “Lascia prima che […]” (Lc 9,59.61). La metafora di Gesù (“Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”: Lc 9,62) significa che la sequela non tollera esitazioni, ripensamenti, rinvii. Come dirà Paolo: “Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3,13-14).

Questo episodio richiama la vocazione di Eliseo da parte del profeta Elia: alla chiamata di quest’ultimo, Eliseo disse: “<<Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò>>. Elia disse: <<Va’ e torna>>” (1 Re 19-20). Se la chiamata da parte di Dio nell’Antico Testamento rientrava ancora nelle dimensioni del comune sentire, ora quella di Gesù irrompe impetuosa nella vita degli individui, facendo loro mettere da parte tutti gli altri aspetti, pur giusti, della vita. E’ una chiamata che esige una risposta totale, immediata, senza “se” e senza “ma”. “Il Regno, se preso seriamente, assorbe tutto l’uomo e tutte le sue energie […]. La scelta del Regno non può essere pattuita, né discussa con nessuno, tanto meno con i familiari: solo con Dio” (O. da Spinetoli[29]).

 

“Sono venuto a portare la divisione”

Ed è una chiamata che può essere anche lacerante, e fonte di grandi sofferenze, come già aveva profetizzato su Gesù Bambino il vecchio Simeone nel Tempio: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35). Gesù è davvero un fuoco divorante: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso […]! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione (<<diamerismòn>>)” (Lc 12,49.51).

“La persona a l’opera di Gesù non lasciano indifferenti coloro che ne vengono a conoscenza. E’ come un fuoco che riscalda, infiamma, purifica gli uomini che incontra […]. Le proposte di Cristo sono pertanto incendiarie, non lasciano indisturbati uomini e cose, provocano una rivoluzione (<<diamerismòs>>) in chi le accoglie” (O. da Spinetoli[30]). Questo brano di Luca prosegue così: “D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera” (Lc 12,51-53). Eppure alla nascita di Gesù gli angeli avevano cantato: “Pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14). E lo stesso Gesù aveva detto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27[31]) […]

Gesù riprende una dura previsione che i profeti avevano fatto circa il Messia[32]: la sua venuta avrebbe provocato addirittura spaccature nelle famiglie. Mettersi alla sequela del Signore può diventare motivo di dolorosissima divisione; Matteo nel brano parallelo parla addirittura di una “spada”: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34). A causa di Gesù “sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome” (Lc 21,16-17); “il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire” (Mt 10,21[33]). I cristiani sono persone “segnate dalle cicatrici degli addii […]. Soltanto dopo una radicalità del genere possiamo scoprire la gioia, la gioia smisurata, davanti alla quale non riusciamo a contenerci. Il prezzo di questa gioia è il dolore dell’addio” (K. Berger[34]).

Ma seguire Gesù è tutto. Il suo amore è un amore geloso, totalizzante. Gesù è l’Assoluto che piomba nelle vite umane: di fronte a lui tutto sfuma, è relativizzato, perde importanza. Gesù, afferma papa Francesco, “divide anche i legami più stretti perché pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io o obbedire a Dio”[35].

Davvero allora “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16,25): è questo il più citato dei detti del Signore, che si trova nei Vangeli ben sei volte[36]. Solo nel dono totale della vita al Signore troveremo la felicità, la realizzazione, la pienezza. “Chi segue Gesù in maniera radicale è al sicuro, perché taglia i sistemi di sicurezza umani affidandosi completamente a Dio, che lo sostiene e lo prende tra le braccia” (K. Berger[37]). E gusterà quella “pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, che custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4,7).

[1] Mishnah, Gittin, IX,10

[2] Miglietta C., L’evangelo del Matrimonio. Le radici bibliche della spiritualità matrimoniale, Gribaudi, Milano, 1994; Miglietta C., La famiglia secondo la Bibbia. I fondamenti biblici della vita familiare, Gribaudi, Milano, 2000; Miglietta C., Quando amare è difficile. Coppie in crisi, divorziati, omosessuali…: quali cammini alla sequela del Risorto?, Gribaudi, Milano, 2007

[3] Mt 5,31-32; 19,7-9; Mc 10,11-12; Lc 16,18; 1 Cor 7,10-11

[4] Mt 5,27-28; 19,18; Mc 10,19; Lc 18,20; Rm 13,9; Gc 2,11

[5] Es 20,12; Dt 5,16; Lv 18,20

[6] Mc 7,10; Lc 18,18-20; Ef 6,2

[7] Mc 7,9-13; Mt 15,3-6

[8] Lc 2,41-51

[9] Lc 11,27.28; Mc 3,31-35; Gv 2,4; 7,3-9

[10] Fabris R., in Barbaglio G., Fabris R., Maggioni B., I Vangeli, Cittadella, Assisi, 1975, pg. 972

[11] Mc 3,31-35; Mt 12,46-50; Lc 8,19-21

[12] Mc 7,17; 9,28; 10,10; 4,33-34

[13] Miglietta C., Edificherò la mia Chiesa. Perché (e come) essere Chiesa secondo la Bibbia, Gribaudi, Milano, 2010, pg. 68-69

[14] Mc 3,12

[15] Monti L., Le parole dure di Gesù, Qiqajon, Bose (Magnano – BI), 2012, pg. 130-131

[16] Mt 13,55

[17] Gal 1,19; 2,9; At 12,17; 15,13; 21,18

[18] Gd 1,1

[19] Monti L., Le parole dure di Gesù, Qiqajon, Bose (Magnano – BI), 2012, pg. 146-147

[20] Mello A., Evangelo secondo Matteo, Qiqajon, Bose (Magnano – BI), 1995, pg. 191

[21] Mt 9,15; 25,1-12; 2 Cor 11,2

[22] Miglietta C., La famiglia secondo la Bibbia. I fondamenti biblici della vita familiare, Gribaudi, Milano, 2000, pg. 36-37

[23] Mt 8,21-22

[24] Es 20,12

[25] Tb 4,3; 6,15

[26] Mello A., Evangelo secondo Matteo, Qiqajon, Bose (Magnano – BI), 1995, pg. 157

[27] Castiglioni V., Mishnaiot I, Sabbadini, Roma, 1962, pg. 21

[28] Lv 21,1-3

[29] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi, 1994, pg. 360

[30] Da Spinetoli O., Luca, Cittadella, Assisi, 1994, pg. 446

[31] Gv 20,19.21.26

[32] Mic 7,6; Ag 2,22; Ml 3,24

[33] Mc 13,12

[34] Berger K., Gesù, Queriniana, Brescia, 2006, pg. 345-346

[35] Papa Francesco, Angelus del 18 agosto 2013, www.zenit.org

[36] Mt 10,39; 16,25; Mc 8,35; Lc 9,24; 17,33; Gv 12,25

[37] Berger K., Gesù, Queriniana, Brescia, 2006, pg. 349

Letture della
XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Eliseo si alzò e seguì Elìa.

Dal primo libro dei Re
1 Re 19,16b.19-21

In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».
 
Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.
Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».
 
Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 15 (16)
R. Sei tu, Signore, l’unico mio bene.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
 
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.
 
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.
 
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.

Seconda Lettura

Siete stati chiamati alla libertà.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 5,1.13-18

Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.
 
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
 
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

Parola di Dio

Vangelo

Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,51-62

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
 
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
 
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
 
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
 
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Parola del Signore

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