La lettura di questo brano evangelico nella solennità del Cor pus Domini collega l’istituzione dell’Eucaristia con il suo signi ficato esistenziale. L’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci non è altro che la prefigurazione del suo donarsi nelle semplici forme del pane e del vino, e il modo in cui Gesù opera il miracolo è frutto, oltre che della sua potenza divina, anche della capacità umana della condivisione («Non abbia mo che cinque pani e due pesci…»).
Gesù benedice questa condivisione, rappresentata dallo “spezzare” i pani, e ne in coraggia la distribuzione.
Anche qui il miracolo, come molti altri riportati nei Vangeli, è frutto della somma della potenza divina e della collaborazio ne dell’uomo; la sottrazione, dettata dall’egoismo, isterilisce le risorse e le capacità; la moltiplicazione invece è preceduta dalla condivisione.
Questa “matematica evangelica” è tutta da riscoprire. Il Corpo del Signore donato a noi nel pane e nel vino costituisce allora il segno visibile della realtà divina, del continuo donarsi, del continuo spendersi per l’uomo; e l’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, è pertanto attualizzata dall’uomo nella condivisione e nel servizio. Nel la “zona deserta” dell’egoismo umano sorge come un’oasi la “modalità del Vangelo”: Gesù esige dall’uomo qualcosa di possibile (i cinque pani e i due pesci) per sfamare cinquemila uomini; ove l’uomo si rende disponibile, Dio sovrabbonda.
Ci chiediamo: come deve essere la comunità e quali gli ef fetti della partecipazione al Corpo e al Sangue del Signore?
La comunità celebrante deve poter sperimentare la comunio ne che si traduce in fraternità, diventare il luogo delle rela zioni armoniose, dell’accoglienza e della condivisione. Non si può mantenere il mistero eucaristico nelle nuvole, sganciato dalla quotidianità. Il Signore dà un ordine preciso: «Voi stessi date loro da mangiare», a voler sottolineare che la condivi sione passa dalla totale disponibilità al servizio, anche a costo di “farsi mangiare”. Una comunità progredisce quando sa far crescere la fraternità e sa farsi dono.
Dona a noi, Signore, nell’Eucaristia, la “modalità evangelica” del servizio. Purificaci da tutti gli egoismi che ci impediscono di condividere quanto siamo e abbiamo con i nostri fratelli, soprattutto i più poveri e indifesi. Preservaci dalla “cultura dello scarto”, perché tutti tu chiami alla tua mensa, come alla nostra. Facci comprendere che anche cinque pani e due pesci, frutto del nostro impegno, possono essere aggiunti ai cinque pani e due pesci di tanti altri, per sfamare un mondo che ha tanta fame di cibo, ma anche di te.