p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 21 Giugno 2019 – Mt 6, 19-23

L’occhio è la lampada del corpo, è la lampada di tutto il nostro essere. Ci possiamo chiedere che cosa vede il mio occhio? Cosa vede il mio occhio diventa tesoro che può essere raggiunto dai ladri oppure tesoro che né ladri né ruggine possono raggiungere.

Se il mio occhio è tutto orientato a scoprire tesori di questa terra, è un occhio che illumina il mio sguardo in un certo modo. Se il mio occhio è orientato a scoprire le perle preziose che sono nascoste nelle profondità del nostro e altrui esistere, allora il nostro occhio illumina il mio sguardo, il mio sentire, il mio essere, il mio cuore con tesori che nessuno potrà portarci via.

Noi ci muoviamo e viviamo grazie a motivazioni profonde nel nostro essere, motivazioni che non sempre sono belle e pulite. Ciò che diventa ingannevole per noi è quando ci muoviamo con motivazioni non belle senza un minimo di consapevolezza, chiamando bene ciò che è male. Ci illudiamo di vivere da figli e invece neghiamo la Paternità di Dio. Ci illudiamo di essere gente in gamba perché magari sa fare bene il proprio lavoro, ma poi neghiamo la positività della nostra vita perché semplicemente non sappiamo amare e non abbiamo tempo per dare una carezza vera ai nostri figli. Non una carezza traditrice perché fatta di cose regalate, ma una carezza vera piena di cuore e non di cose.

Credo sia importante cogliere dove il nostro sguardo si posa per cogliere che cosa guida il nostro sguardo, in quale direzione si muove. Il mio sguardo è orientato a cogliere il bene o il male? Ricerco ciò che è bene per me e il prossimo, o ricerco il potere sull’altro e sulle cose? Mi interessa il tesoro del cuore o sono interessato ad accumulare esteriorità che uccidono il bene e fanno del male a volte senza che me ne accorga?

Uno dei mali più grandi è quello di negare quello che siamo giustificandolo: sono fatto così, cosa ci vuoi mai fare? È importante perdere del tempo per imparare a cogliere i propri sentimenti interiori, per dare loro un nome vero. Dare un nome vero ai propri sentimenti interiori è via di liberazione per imparare a cercare quella luce che è via per i tesori veri che nessuno ci può portare via.

Avere coscienza, essere consapevoli, vivere una certa lucidità, è via vitale per una vita umana che umanizza le nostre relazioni e il mondo stesso.

Noi siamo più consapevoli di quello che succede all’esterno, meno di quello che succede all’interno nostro. È giunto il tempo di imparare ad andare in cantina per vedere ciò che avviene nel nostro profondo. Trovare la porta di ingresso per andare in questo luogo dove c’è la nostra vera ricchezza, è via per cogliere il principio di tutte le nostre azioni, per cogliere che cosa il nostro sguardo cerca ogni giorno.

Che cosa avverto io normalmente? Avverto che le cose non vanno. Avverto il dolore causato da uno che mi pesta il piede. Ma avverto anche il resto del corpo, di quello che sta avvenendo? Normalmente no! La mia sensibilità mi porta ad avvertire subito quello che non va, estrapolandolo da un contesto che mi parla dell’interezza di ciò che sono.

La porta di ingresso nel nostro tesoro sono, allora, le cose che non vanno, quei sentimenti che ci danno fastidio, quegli atteggiamenti che non vorremmo avere.

La spontaneità di questi sentimenti e di questi atteggiamenti negativi ci spingono a delle decisioni poco libere e ancor meno vere. Dipendono dal nostro temperamento e da condizionamenti esterni. Questo nostro essere rischia di ingarbugliarsi sempre più fino a farci sentire schiavi di una ragnatela che diventa sempre più intrecciata e che ci lascia sempre meno liberi di agire e di scegliere. Sono così, rinuncio ad essere libero, ad essere figlio e dunque persona. Non è vero che siamo fatti così, noi siamo figli di Dio e dunque fatti a sua immagine e somiglianza. Il nostro occhio è chiamato a ritornare a cogliere questo nostro essere per evidenziare il tesoro nascosto che siamo noi e potere ritornare a camminare sulla via della libertà. Ci sono delle cose in più che ci costringono e che vanno tolte: coglierle e vederle è il primo passo per muovere il nostro cuore a ciò che è bello e umano. Non schiavi del sono fatto così, ma liberi di essere figli. Non schiavi dell’illusione che così va bene, ma figli di quel Padre che ci chiama oggi all’amore, alla luce, alla vita, all’umanizzazione del nostro mondo.

Avere l’occhio sveglio nella notte per cogliere quello che non va e risalire al bene che c’è per potere scegliere quel tesoro di amore nascosto in noi.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6, 19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore

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