p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 17 Giugno 2019 – Mt 5, 38-42

Nel libro della Genesi si legge che Lamech diceva che Caino, chi lo avrebbe toccato, avrebbe dovuto essere vendicato sette volte. Ma per se stesso Lamech dice che chi mi farà una scalfittura io ne uccido sette e la mia vita sarà vendicata sette volte. Lamech è il prototipo della legge del più forte che lungo la storia l’ha fatta da padrone con tutti i danni annessi e connessi. Anche oggi la legge del più forte continua a farla da padrona sia a livello locale come a livello mondiale. I guai di questa stoltezza umana ritenuta saggezza, sono sotto i nostri occhi. Chi ruba un pollo la paga cara, chi ruba il mondo la passa liscia. Chi entra in casa di un altro può essere ucciso, chi invade uno stato, con esercito o con le multinazionali, ci guadagna solo. La legge del più forte e del più potente che è anche chi fa le leggi e chi le fa rispettare agli altri, fa la voce grossa. Non siamo ancora arrivati alla giustizia della legge del taglione dove chi rompe paga e i cocci sono suoi. Quella legge che è contenimento della legge del più forte. Oggi siamo più indietro anche di questa legge. Siamo alla legge di Lamech: se tu fai del male a me o a uno dei miei, la strapaghi; se faccio del male a uno che non è dei miei, ne ho tutto il diritto.

La legge suppone che il male esista, diversamente non avrebbe senso la legge. Male che deve essere controllato e contenuto grazie ad una sanzione adeguata. La legge ha una sua funzione che è quella di scorgere il male e di stabilirne una sanzione. Ma la legge non guarisce il male ed il male più grande, lo sappiamo per esperienza e non per sentito dire, è che la legge non è uguale per tutti, anche se lo scriviamo nei nostri tribunali. Ancora di più ci possiamo accorgere che la legge non guarisce il male e non guarisce dal male, al massimo, per bene che vada, lo contiene.

L’ottica di Gesù è diversa e mira al volere vincere il male, non gli interessa contenerlo o giustificarlo. Per Gesù, ma penso che anche per ogni uomo di buona volontà, il male lo si può vincere solo col bene. Rispondere al male col male non fa che aumentare il male. La guerra non ha portato che morte e distruzione, soprattutto per i piccoli e i deboli.

A noi che amiamo il peccato e odiamo il peccatore, Gesù dice di non opporsi al malvagio ma alla malvagità. Ama il peccatore, non detestarlo! Se io mi oppongo al malvagio rispondendo al male col male, io mi metto in compagnia del malvagio: siamo due malvagi, non più uno solo. Il male lo si vince solo col bene. La capacità di portare il male con amore è l’unica via per salvare il mondo dalla malvagità e dalla morte. Bisogna avere un bel pelo sullo stomaco per fare questo, ma a questo Gesù ci chiama con la sua parola e con la sua vita. Il problema non è averla vinta, ma vincere il male col bene.

In colui che ha il coraggio del perdono si spegne il male. Il male non portato ci assorbe e rimbalza nel mondo duplicato. Il male portato si spegne perché lo assorbo nel bene e lo vivo spegnendolo, non attizzandolo.

Sia ben chiaro che il male rimane male e il percuotere rimane percuotere, è male. Ma quando parliamo di tolleranza non significa dire che tutto va bene. Tollere, tollerare, significa portare offrendo l’altra guancia. Tolleranza cristiana è rinuncia al proprio diritto a rispondere al male col male. Il diritto è un livello di sviluppo morale alto, ma l’amore lo supera. Se poi il diritto è usato per i propri diritti, apriti cielo, non ce la caviamo più. Tollerare significa avere il coraggio di portare il doppio male –offri anche l’altra guancia- piuttosto che rispondere al male raddoppiandolo col tuo male.

Solo portando il male lo si vince! Questo modo di essere non è proprio di una persona masochista, è proprio di una persona forte. Non restituire lo schiaffo e non anticiparlo se è possibile così sono più sicuro di non smenarci, è una falsa sicurezza che le cose vadano per il meglio.

Non restituire lo schiaffo richiede molta forza, la forza di chi ama, la forza di chi ama il bene e non il male. Tutto il rovescio di quello che crediamo, di quello che insegniamo, di quello che sperimentiamo.

Rinunciare ad un proprio diritto non per lasciare spazio aperto al male, ma per lanciare una freccia avvelenata nel cuore del male, nel cuore del Maligno, per salvare noi malvagi dalla schiavitù del male magari chiamato bene, è l’invito che la sapienza del Padre a noi data dal Figlio e spiegata dallo Spirito fa ad ognuno di noi.

Ciò che conta non è il tuo diritto, non è averla vinta. Ciò che conta è vivere in pace col tuo fratello. Non è il tuo mantello che è più importante, non è la tua proprietà che è il bene della tua vita. La giustizia superiore che oltre passa la legge del taglione e ancor più quella della super vendetta preventiva, è che tu viva in pace col tuo fratello. Cosa impossibile? Non lo so. Ma certamente cosa buona, bella e giusta.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Io vi dico di non opporvi al malvagio.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 38-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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