p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 22 Maggio 2019 – Gv 15, 1-8

Malati come siamo di cose da fare non riusciamo più a cogliere la bellezza della ripetizione. La presenza ripetitiva degli anziani nella nostra società, forse ci richiama, senza volerlo, ad una sapienza del cuore che rischiamo di perdere.
 
L’invito a guardare e contemplare ripetendo dei gesti è invito importante e umanizzante. Noi che crediamo che ogni gesto sia a sé e che non c’entri nulla col resto dell’universo, perdiamo il senso di quello che siamo e di quello che siamo dentro l’universo.
Diceva Galileo che “le cose sono unite da legami invisibili: non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella”. Questi legami invisibili non sono meno importanti di quelli visibili. Legami invisibili che noi rischiamo ogni giorno di perdere costringendoci ad andare a cercare legami visibili che non durano e che sono di poco conto, rispetto a quelli invisibili.
 
Pensare a quanto è avvenuto con la globalizzazione, nel bene e nel male, dovrebbe aiutarci a cogliere che il bene in un luogo è bene per tutto il mondo, come il male in una realtà è male per tutto il mondo. Una fabbrica che chiude è male per lei, ma poi è male per le famiglie che perdono lavoro, poi è male per una regione, poi è male per la nazione e il suo benedetto PIL. Anche il mercato internazionale ne subisce un contraccolpo nel bene e nel male. Così per ogni realtà, anche quelle che noi pensiamo essere solo personali.
 
Ma ritorniamo alla ripetitività come luogo per cogliere legami importanti. Il vangelo ci invita oggi a rimanere e continua a parlare di amore e di vita, come nei capitoli precedenti. Possiamo oggi accogliere un invito: non riteniamo un doppione ciò che invece è ripetizione. Per vedere se una cosa è bella o brutta la dobbiamo tenere davanti ai nostri occhi e rimirarla più volte. La cosa è la stessa ma cambia ai nostri occhi, nel momento in cui la contempliamo. Una cosa che abbiamo visto un sacco di volte ci capita di vederla in modo diverso perché passando gli abbiamo lanciato uno sguardo diverso. La ripetizione ti fa capire il valore di quello che hai davanti: è la sua frequentazione!
 
Nella frequentazione, nella ripetizione ciò che vedi, ciò che senti ti si sedimenta nel cuore, cominci a gustarlo, comincia a farti vedere la sua bellezza, comincia a sedurti, cominci ad assimilarlo, cominci a viverne.
Noi oggi siamo per il tutto e subito, per bruciare sensazioni nella supposizione che non ci sia nulla che valga la pena d’essere continuato. Aver la capacità di sostare, di ripetere, ci ricorda che gli atti vitali fondamentali avvengono tutti nella ripetizione. Dal battito del cuore al respiro. Le cose fondamentali si ripetono, quelle uniche non sono importanti per la vita. Sospendiamo per un poco le cose che si ripetono di continuo come il mangiare, il dormire, il respirare, il battere del cuore e ci accorgeremo che scompare la vita. Cominciare a capire queste cose fondamentali e vederle e assimilarle, ecco il principio della vita interiore, del trovare la propria identità, del cogliere legami impensabili e vitali.
Rimanere nella vite come tralci per potere portare frutto, non è azione solitaria, non è azione isolata, non è azione da farsi una volta per sempre. Rimanere nella vite è azione vitale che ci permette di portare frutto. Frutto non come cosa nostra, come cosa da sbandierare ma frutto come dono di vita, come dono alla vita, come dono della Vita.
 
Gesù è la vera vite cantata come luogo di amore nel Cantico dei Cantici. Gesù porta quel frutto che è dono di gioia per tutti, non solo per alcuni. Gesù, come vite che vive coi tralci, vive l’amore del Padre per l’uomo e l’amore dell’uomo per il Padre. È un legame fra terra e albero e rami e frutti e viceversa.
 
Rimanendo in Lui, ripetendo questo gesto del rimanere come gesto ripetitivo di sapienza contemplativa della vita, noi portiamo i suoi stessi frutti. Noi diventiamo come lui partecipando alla sua stessa vita. Prendiamo la vita dalla sua linfa vitale e la facciamo diventare frutto di amore e di gioia che non è cosa solo mia ma è cosa nostra, di noi con Lui!
Cogliamo lo sguardo ripetitivo di amore pieno di cura del nostro Padre per noi, ogni giorno! Cogliamone tutta la sapienza di cuore che è amore vero, poco appariscente, poco ricercato, ma profondamente vitale. Lasciamoci toccare da questa sua contemplazione amante di noi, e tocchiamo a nostra volta la vita con un tocco di sguardo contemplativo che ci aiuta a ripetere l’essere bene, rimanendo a bocca aperta davanti alla vita.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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