Quinta Domenica di Pasqua – Anno C
Un dovere di riconoscenza
Mia mamma è una persona molto generosa. Benché non abbia mai vissuto in condizioni economiche floride, le è sempre piaciuto rendersi presente con gesti di attenzione, con un regalo o una piccola sorpresa. Eppure, ogni volta che qualcuno cerca educatamente di ringraziarla, risponde sempre con la solita frase lapidaria pronunciata in napoletano e che suona più o meno così: «chi ringrazia, esce fuori obbligo!».
Per molti anni mi sono chiesto il senso di questa espressione, fino a quando mi sono accorto che era l’immagine di una cultura, nella quale anche lei è cresciuta. È l’invito a rimanere obbligati, a non pensare che le cose siano gratuite. In effetti, il regalo crea, almeno nel nostro modo ordinario di pensare, un dovere di riconoscenza. Riceviamo un dono, pensando già a come ricambiare. Siamo presi dalla smania di riportare le cose in equilibrio per non sentirci sminuiti, poveri o ingrati. Vogliamo ricompensare.
Reciprocità o gratuità?
E su questa idea, che non è per niente evangelica, abbiamo costruito norme di pseudo educazione civica. Abbiamo elevato la reciprocità a valore. E in questo modo abbiamo distrutto la gratuità, che è invece profondamente evangelica.
Capiamo bene che dietro questa visione della relazione c’è anche l’idea di un modo di amare. Si può amare cercando sempre l’equilibrio o si può amare accettando anche di perdere.
Il comandamento dell’amore che Gesù ci consegna in questi versetti del Vangelo di Giovanni ha il sapore della reciprocità o dello spreco?
«Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri». Gv 13,34
Il criterio è Gesù
Potremmo essere ingannati infatti dalla correlazione cosi…come. Se però guardiamo all’intera espressione (e all’insieme del Vangelo), ci rendiamo conto che la reciprocità scompare. Gesù dice di amarci gli uni gli altri, come egli ci ha amati. Occorre quindi andare a vedere come egli stesso ci ha amati e imitare il suo stile. Non si tratta, dunque, di cercare la misura nella reciprocità: quello che hai fatto a me lo faccio a te, ma si tratta di fare all’altro quello che Gesù ha fatto, e fa, con me! Il criterio è quindi esterno alla relazione e va cercato nel modo stesso in cui Gesù ama ciascuno di noi.
Immagini dello spreco
Se guardiamo alcune immagini evangeliche, ci rendiamo conto che il modo di amare di Gesù è quello dello spreco:
– il seminatore uscì a seminare e gettò il seme in ogni tipo di terreno: il seminatore non si sofferma solo sul terreno buono, non getta il seme solo laddove spera di ottenerne un guadagno (Mt 13,3-9);
– gli operai dell’ultima ora riceveranno un denaro come quelli che avevano lavorato per una giornata intera, perché l’amore non fa i conti (Mt 20,1-16);
– la donna che a Betania spacca il suo vasetto di alabastro e unge il corpo di Gesù, senza preoccuparsi, a differenza di Giuda, di quello che può sembrare uno spreco, ha capito bene qual è il modo di amare di Gesù (Mc 14,3-9).
La partita doppia
Se la modalità di amare propria di Gesù è quella dello spreco, la nostra è al contrario quella della partita doppia: è come se continuamente volessimo far tornare i conti delle relazioni. Siamo disposti al più a rimanere in pareggio, ma certamente non a perdere. Ci rendiamo conto che stiamo amando veramente invece quando chiudiamo in rosso i conti dell’amore.
Un genitore sa bene che questa è la dinamica dell’amore. Diventiamo adulti infatti quando impariamo ad amare così. Il bambino, invece, è ripiegato sul suo bisogno e non vede altro. Questa modalità infantile di amare che vuole tutto per sé, che fa i capricci e vede solo il proprio interesse, perdura spesso nella vita di tanti falsi adulti.
La copertura dell’equilibrio
La reciprocità può renderci buoni cittadini, ma certamente non ci rende buoni cristiani. Gesù ci sta invitando a spezzare gli equilibri per non imitare Giuda, il buon cittadino che denuncia Gesù alle autorità, fa i conti per evitare gli sprechi, ma fondamentalmente rimane un ladro e un traditore. Molte volte coloro che si fanno paladini della reciprocità e della correttezza sono quelli che hanno qualcosa da nascondere e che impiegano tutta la vita a tenere le cose in equilibrio per evitare che emerga il loro disordine.
Leggersi dentro
- Il tuo modo di amare è quello della reciprocità o quello dello spreco?
- Come reagisci quando ricevi un dono gratuito?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte