Il commento alle Letture di domenica 12 Maggio 2019, a cura di don Claudio Doglio.
Ogni anno, nella quarta domenica di Pasqua, viene proclamato il vangelo del buon pastore, in cui Gesù si presenta come la guida esemplare e dice che noi, suo popolo, siamo il gregge del suo pascolo. Il titolo di “pastore” era un attributo divino: “Il Signore è il mio pastore” dice un salmo famoso.
Così nella teologia dell’Antico Testamento il Signore Dio è presentato come il pastore del popolo, cioè colui che guida Israele. Dunque Gesù, presentandosi come il pastore, si presenta con la qualità stessa di Dio e chiede ai suoi discepoli che si fidino di lui, ascoltino la sua voce, lo seguano.
Inoltre Gesù trasmette ai suoi discepoli il compito di essere pastori, ma prima chiede che lo ascoltino e lo seguano. Sono due condizioni importanti che valgono per noi come un richiamo fondamentale alla nostra vita cristiana: ascoltare il Signore Gesù e seguirlo concretamente con la vita.
Proviamo a domandarci seriamente se noi ascoltiamo la voce del Maestro, cioè l’Agnello che è al centro del trono: vogliamo imparare da Lui un atteggiamento religioso disponibile, delicato, accogliente, non invidioso, non geloso, non polemico, non brontolone, ma capace di accogliere, di andare incontro, di apprezzare ciò che è bello.
Vogliamo essere persone che si impegnano per amore e non si scoraggiano, se manca la gratitudine. Il Signore ci guida alla vita: lasciamoci condurre, seguiamo il buon pastore, lasciamoci trasformare secondo il modello dell’Agnello, per diventare quello che il Signore ci chiama ad essere.