Commento al Vangelo del 28 Aprile 2019 – Fraternità Gesù Risorto – Gv 20, 19-31

Gesù è morto ed è risorto, ma non più normalmente visibile agli uomini. Tuttavia il frutto della sua presenza è continuo in mezzo al popolo dei credenti. Egli continua a guarire gli ammalati e a liberare le persone tormentate da spiriti immondi: è la sua semplice presenza, testimoniata dall’ombra di Pietro, a tener desta la fede in lui, sì che si manifesti ancora all’opera il suo amore misericordioso.

Il numero dei credenti aumentava nella città di Gerusalemme, benché fossero visti come estranei. “Il popolo li esaltava”, dice san Luca, ma “nessuno osava associarsi a loro”. Strano questo comportamento. Eppure è così: riusciamo ad ammirare coloro che credono e pregano, ma ce ne teniamo distanti. Occorre un passo deciso, maturato da ciascuno nel profondo del cuore, per manifestare concretamente la fede in Gesù risorto unendosi alla sua Chiesa!

Egli rimane sempre misterioso, pur essendo l’amico e il fratello: così la visione raccontata da Giovanni nel libro dell’Apocalisse. Egli lo vede vestito come sommo sacerdote, circondato dai candelabri del Tempio. Gesù è l’uomo davanti al quale si cade a terra come davanti a Dio. È lui che esercita il potere divino di dare la vita, posando la sua destra sul capo e pronunciando parole d’eternità. Gesù è risorto, è il Vivente. Tutto ciò che potrebbe far paura a noi uomini è nelle sue mani. E le cose che fanno paura sono molte: malattie, debolezze, conseguenze di peccati e di ingiustizie, ondate di violenza e di ignoranza, ideologie che si diffondono, abitudini di disordine nelle famiglie e altro ancora. La mano di Gesù rimane posata su di noi e la sua voce continua a dire con forza: “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente”.

Giovanni ha visto e udito il Signore nella sua potenza “nel giorno del Signore”, il giorno da lui stesso consacrato all’incontro con i suoi: è in questo giorno che risuona la sua voce rassicurante! Egli continua a farsi presente là dove si riuniscono i discepoli, come nel giorno della sua risurrezione.

La pagina del vangelo ci racconta appunto la presenza di Gesù risorto tra i suoi “otto giorni dopo” nel primo giorno “dopo il sabato”. La sua presenza comunica vita; è una presenza di misericordia per tutti, non solo per i credenti, una presenza che ogni settimana vuole ripetere il medesimo annuncio gioioso.

Questa seconda domenica di Pasqua viene chiamata appunto “della Divina Misericordia”: ci viene annunciato che la misericordia di Dio è il motivo della presenza di Gesù tra gli Apostoli. Alitando su di essi lo Spirito, egli trasmette il dono e il compito più bello e prezioso: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi”. Che cosa c’è di più bello per noi, che siamo peccatori, se non poter ottenere il perdono di Dio? Gli Apostoli diventano oggi lo strumento della misericordia del Padre. Ad essi, o a chi essi per questo consacrano, ci rivolgeremo con umiltà, e otterremo misericordia.

Sappiamo che talora alcuni cristiani fanno fatica ad accettare la modalità proposta con sapienza dalla Chiesa per ottenere il perdono. Essi vorrebbero tenere tutto nascosto in sé, non comunicare a nessuno il proprio peccato, domandare perdono al Padre solo nel segreto della propria coscienza, senza seguire le indicazioni del Figlio e di coloro che il Figlio ha mandato. Essi non vogliono ammettere che Dio è più sapiente e conosce anche le necessità psicologiche, oltre che quelle spirituali, della nostra vita. Forse è per questa disaffezione alla confessione dei peccati che aumenta anche tra i cristiani il bisogno di ricorrere agli psicologi e agli psichiatri.

Noi oggi ringraziamo Gesù per il suo dono, per la sua misericordia, rivolta anche verso la difficoltà di credere, manifestata da Tommaso e presente spesso in noi. Osservando la mano di questo discepolo incredulo, mano tesa per toccare la ferita della lancia sul fianco di Gesù, ci poniamo in ginocchio dicendo insieme a lui con umiltà: “Mio Signore e mio Dio”. E la destra di Gesù si poserà sul nostro capo: egli ci tiene sotto la sua protezione perché la nostra fede rimanga, cresca, si manifesti con coraggio. Credendo che Gesù è il Figlio di Dio avremo vita nuova, interiore, saremo capaci di resistere alle tentazioni dell’egoismo e dell’idolatria, avremo la forza di essere anche noi misericordiosi verso quanti hanno bisogno di sapere che Dio è misericordioso verso di loro.

A cura della Casa di Preghiera S.Maria Assunta – Tavodo  -Via della Pieve, 3 – 38078 SAN LORENZO DORSINO – TN

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