«Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono». Se la Resurrezione di Gesù non diventa un ‘esperienza, allora non ci cambia la vita. Credo che sia questo il motivo per cui il vangelo insista non tanto sull’idea della resurrezione ma sull’incontro con il Risorto.
È talmente tanto concreto questo incontro che le donne che erano andate a cercarlo morto, si ritrovano a una prossimità pazzesca con il corpo risorto. Possono prenderlo, afferrarlo, adorarlo. Il dono della fede è il dono di verbi così. Credere a tavolino, solo per ragionamento, non cambia davvero niente della nostra vita.
Le cose che ci cambiano sono solo cose che incontriamo davvero, e non cose che capiamo e basta nella nostra testa. Anzi, la resurrezione è incomprensibile al solo ragionamento, motivo per cui riferire di essa significa tentare di trovare una giustificazione tutta umana: <<“Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo.
E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute». È più facile dire che la resurrezione è un imbroglio dei discepoli di Gesù che un fatto non previsto che ha cambiato completamente il finale. È più facile dire che l’esistenza di Dio ce la siamo inventata solo perché abbiamo paura della morte, invece di ammettere lealmente che è più ragionevole ipotizzare la Sua esistenza che la Sua invenzione.
È più facile ridurre il Mistero a ragionamento contorto che ammettere che ci sono cose che sfuggono i nostri piccoli calcoli umani.
In fondo quando diciamo che la fede è un dono, stiamo dicendo che è il dono di incontrarlo quando meno ce I ‘aspettiamo. Esattamente come capita a queste donne che superato il rischio infarto per la gioia, tornano a casa ad annunciare ciò che è capitato loro. L’annuncio nasce da una gioia così, imprevista e così tremendamente concreta.
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Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,8-15
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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