Il Vangelo di oggi descrive Gesù che cura un paralitico che aveva aspettato 38 anni che qualcuno lo aiutasse a raggiungere l’acqua della piscina per poter essere curato! Trentotto anni! Davanti a questa assenza totale di solidarietà, cosa fa Gesù? Trasgredisce la legge del sabato e cura il paralitico. Oggi, mancando l’assistenza alle persone malate nei paesi poveri, la gente sperimenta la stessa mancanza di solidarietà. Vivono in un abbandono totale, senza aiuto né solidarietà da parte di nessuno.
Giovanni 5,1-2: Gesù va a Gerusalemme. In occasione di una festa dei giudei, Gesù va a Gerusalemme. Lì c’era, vicino al Tempio, una piscina con cinque portici o corridoi. In quel tempo, il culto nel Tempio esigeva molta acqua a causa dei numerosi animali che erano sacrificati, soprattutto nelle grandi feste. Per questo, vicino al tempio c’erano diverse cisterne, raccoglievano l’acqua della pioggia. Alcune di loro avevano la capacità di oltre mille litri d’acqua. Lì vicino, a causa dell’abbondanza dell’acqua, c’erano terme pubbliche, dove si agglomeravano i malati in attesa di aiuto o di guarigione. L’archeologia informa che nello stesso recinto del Tempio, c’era un luogo dove gli scribi insegnavano la legge agli studenti. Da un lato, l’insegnamento della Legge di Dio. Dall’altro, l’abbandono dei poveri. L’acqua purificava il Tempio, ma non purificava la gente.
Giovanni 5,3-4: La situazione dei malati. Questi malati erano attratti dalle acque delle terme. Dicevano che un angelo agitava le acque e il primo che ad entrarvi dopo l’agitazione dell’angelo guariva. Detto con altre parole, i malati erano attratti da false speranze. La guarigione era solo per un’unica persona. Come le lotterie di oggi. Solo una persona vince un premio! La maggioranza paga solo e non vince nulla. Proprio in questa situazione di abbandono totale, lì nelle terme popolari, Gesù incontrerà i malati.
Giovanni 5,5-9: Gesù guarisce un infermo di sabato. Molto vicino al luogo, dove si insegnava l’osservanza della Legge di Dio, un paralitico da 38 anni era in attesa di qualcuno che lo aiutasse a scendere nell’acqua per ottenere la guarigione. Questo fatto rivela la mancanza assoluta di solidarietà e di accoglienza agli esclusi! Il numero 38 indicava la durata di una generazione (Dt 2,14). E’ tutta una generazione che non giunse a sperimentare la solidarietà, né la misericordia. La religione dell’epoca non era capace di rivelare il volto accogliente e misericordioso di Dio. Davanti a questa situazione drammatica, Gesù trasgredisce la legge del sabato e si occupa del paralitico dicendo: “Prendi il tuo lettuccio e cammina!” L’uomo prese il suo lettuccio e cominciò a camminare in mezzo alla moltitudine.
Giovanni 5,10-13: Discussione dell’uomo curato con i giudei. Subito dopo, alcuni giudei arrivano e criticano l’uomo che si è caricato sulle spalle il lettuccio in un giorno di sabato. L’uomo non seppe rispondere chi era la persona che lo aveva curato. Non conosceva Gesù. Questo significa che Gesù, passando per quel luogo dove c’erano poveri e malati, vide quella persona, ne percepì la situazione drammatica in cui si trovava e la guarisce. Non lo guarisce per far convertire l’uomo, né affinché credesse in Dio. Lo guarisce, perché vuole aiutarlo. Voleva che lui potesse sperimentare un po’ di amore e di solidarietà attraverso il suo aiuto ed il suo volergli bene.
Giovanni 5,14-16: Il rincontro con Gesù. Andando al Tempio, in mezzo alla moltitudine, Gesù incontra la stessa persona e le dice: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. In quel tempo, la gente diceva: “La malattia è castigo di Dio! Se tu sei paralitico, vuol dire che Dio non sta dalla tua parte!” Gesù non era d’accordo con questo modo di pensare. Curando l’uomo, stava dicendo il contrario: “La tua malattia non è un castigo di Dio. Dio sta con te!” Una volta curato, l’uomo deve continuare a non peccare più, in modo che non gli succeda qualcosa di peggio! Ma nella sua ingenuità, l’uomo andò a dire ai giudei che era stato Gesù a curarlo. I giudei cominciarono a perseguitare Gesù perché faceva cose nella giornata del sabato. Nel vangelo di domani viene il seguito.
Per un confronto personale
Hai mai avuto un’esperienza simile a quella del paralitico: rimanere molto tempo senza aiuto? Com’è la situazione di assistenza ai malati nel luogo dove ti trovi? Percepisce segnali di solidarietà?
Cosa insegna oggi questo a noi?
Gv 5, 1-16
Dal Vangelo secondo Giovanni
Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzata, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?” Gli rispose il malato: “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo guarito: “È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio”. Ma egli rispose loro: “Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina”. Gli chiesero allora: “Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?” Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.