La quotidianità, dimensione temporale; la tavola o la porta, dimensioni spaziali; la fame, dimensione del bisogno e del desiderio: sono le coordinate che Gesù utilizza per raccontare i risvolti dello spirito con il quale si sceglie di vivere una condizione.
I farisei sono coloro che conoscono la legge e i profeti; siamo tutti noi nella gestione delle nostre vite, nei binari delle regole relazionali, nei diritti di decisione e dei doveri culturali, tradizionali. Tempo, spazio e desiderio determinano la condizione del nostro presente e la predisposizione del nostro futuro; iI potere di amministrare i beni e le relazioni condiziona poi tutto il creato.
Nessuno di per sé è in grado di amministrare al meglio la condizione in cui vive, ma di certo è questo il tempo, il tempo della vita, in cui è possibile imparare ad influire sulle condizioni date, a scegliere con che spirito influire. Lo spirito che scegliamo viene dal passato, dalle esperienze pregresse, dalla riconciliazione e pacificazione con le regole ricevute e le aspettative disegnate su di noi come un abito.
È difficile cambiare posizione, ma – che sia alzarsi per bussare ad una porta e chiedere aiuto, o levare gli occhi al cielo e accorgersi che è necessario lasciare il banchetto per aprire una porta ed ascoltare – si tratta sempre di andare oltre al bene e al male ricevuto per essere autori in prima persona di un bene maggiore che si realizza ora e si compie di generazione in generazione. La divisione tra inferno e paradiso si supera su questa terra, in questa vita, mediante uno spirito d’Amore nei confronti di tutta la nostra storia.
Gesù è la buona notizia che giunge a tempo opportuno, l’esempio che dimostra praticamente che il tempo in cui cambiare sguardo, lasciare entrare lo spirito è ora.
Se tempo, spazio, bisogni e desideri son dati di fatto nella nostra personale condizione, lo spirito e lo sguardo possono essere scelti!
Mounira Abdelhamid Serra
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano comme
Lc 16, 19-31
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.