Commento al Vangelo del 10 Marzo 2019 – Monastero Matris Domini

Il brano di oggi viene chiamato Tentazioni di Gesù nel deserto. Il termine greco peirasmos significa mettere alla prova, fare un test per verificare la fedeltà e il valore di qualcuno. Anche i grandi protagonisti della storia sacra (Abramo, Mosè, Giobbe, il popolo di Israele nell’Esodo) sono stati messi alla prova. Gesù viene tentato non perché possa commettere un male, ma per manifestare ciò che di profondo c’è in lui. Egli così dimostra cosa significhi essere figlio di Dio, mostra di essere il più forte, colui che è fedele alla volontà di Dio.

Le tre prove a cui Gesù viene sottoposto sono le stesse che Israele ha dovuto sopportare nel deserto. Mentre Israele non ha retto a queste tentazioni, Gesù è riuscito a superarle e si dimostra degno di mettersi alla testa del popolo di Dio quale nuovo Mosè. Il brano ha il suo parallelo in Matteo 4,1-11, ma questo evangelista inverte le ultime due tentazioni.

Lectio

In quel tempo, 1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto,

Con questo versetto Luca si riaggancia al battesimo di Gesù, che aveva raccontato qualche versetto prima (facendolo seguire dalla genealogia). Lo Spirito Santo che è disceso su di lui lo riempie totalmente. Sotto l’influsso dello Spirito Gesù si muove nel deserto, come Israele durante l’Esodo. Però a differenza di Marco e Matteo, Luca ci dice che Gesù non vien sospinto dallo Spirito, bensì si muove nello Spirito, dunque rimane lui il soggetto dell’azione.

2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.

Gesù per quaranta giorni vive un’esperienza di pienezza divina. L’evangelista mette l’accento su questa esperienza e forse per questo evita di parlare di digiuno. Pieno di Spirito, il Figlio di Dio vive di tale pienezza, è il suo nutrimento. Nello stesso tempo egli fu tentato dal diavolo. Non c’è contraddizione. Anche per Israele, il deserto era il luogo della prova e il luogo dell’intimità divina. E come Israele, Gesù è provato durante questo periodo (e non solo alla fine). In Luca le tre  tentazioni che vengono narrate rappresentano il culmine: il diavolo, come in un ultimo assalto, ce la mette tutta! Il Figlio di Dio però supera ogni tentazione. Satana è radicalmente impotente nei confronti di Gesù . Questa impotenza si manifesterà di nuovo durante il ministero pubblico.

La fame è l’occasione per introdurre il racconto della prima tentazione.

3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».

Poiché Luca ci dice che il diavolo stava già tentando Gesù da 40 giorni, non ha bisogno di dire che  si avvicinò a Gesù. In questa prima tentazione cerca di mettere in dubbio il suo essere Figlio di Dio. Gli suggerisce di cambiare una pietra in pane: basterebbe una sola pietra. Questo gesto viene ricollegato al dono della manna nel deserto. Però ha di mira un interesse egoistico, sfamare solo se stesso e non una moltitudine come nel caso della manna.

4Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».

La risposta di Gesù è breve “L’uomo non vivrà di solo pane” (cf. Dt 4,3 secondo la traduzione greca dei LXX). Gesù vuole vivere la sua realtà filiale come uomo che accetta la sua esistenza da Dio, che non pretende di esistere da se stesso. Gesù non utilizzerà il potere che effettivamente ha in quanto Figlio di Dio, per soddisfare le proprie necessità, ma mettendolo a servizio dei poveri, e accettando per sé fino all’estremo le difficoltà della sua missione.

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra

Come seconda tentazione, Luca presenta una visione dall’alto di tutti i regni della terra abitata, oikumen. Si tratta del mondo politico, dominato da Roma. Per Matteo (4,8-10) questa è l’ultima tentazione e si svolge sulla cima di un’alta montagna. Luca omette la montagna e si affida semplicemente alla metafora. Per questo motivo egli parla di una visione che avviene in  un istante.

6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio.

Il diavolo scimmiotta le parole che Dio rivolge al re (messianico) appena dichiarato figlio suo: “Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra” (Sal 2, 8).

Più che il possesso della terra, Luca porta l’attenzione sulla tentazione del potere politico. Il diavolo personifica l’irrefrenabile sete di potere insita nell’uomo, soprattutto nei “grandi” di questo mondo. Luca vede Satana dietro ogni potere che tende al dominio sugli uomini e a promuovere il proprio culto. Il tema del diavolo padrone del mondo è popolare nel giudaismo e risente dell’influenza apocalittica che oppone dualisticamente il regno di Dio e il regno di satana.

7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».

Il diavolo desidera che Gesù si prostri davanti a lui in segno di adorazione: radicale pervertimento del rapporto filiale di Gesù con Dio. Egli potrà allora ottenere subito il regno messianico senza passare per la croce e la morte, ed esercitare il dominio universale, osannato da tutti… e satana sarà riconosciuto dagli uomini come vero volto di Dio!

Questa è la tentazione dell’idolatria, davanti alla quale caddero gli Israeliti quando si fabbricarono il vitello d’oro.

8Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Gesù risponde citando parte dello Shemà (Dt 6,13), la preghiera che il giudeo recitava tre volte al giorno; e così il Messia solidarizza cono coloro che riconoscono la loro dipendenza solo da Dio. Il Figlio, totalmente sottomesso al Padre, vivrà la sua messianicità come servitore e sarà obbediente fino alla morte.

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio

L’ultima tentazione si svolge a Gerusalemme, la Città santa, e in un punto sopraelevato del tempio, la casa del Padre. Per Luca Gerusalemme è un elemento catalizzatore di tutto il Vangelo. A partire dal capitolo 9 tutta l’attività di Gesù è rivolta a Gerusalemme, lì si compirà il suo disegno di salvezza. Di lì poi la Chiesa prenderà l’avvio e si rivolgerà a tutte le nazioni.

Una tentazione che si presenta nel tempio assume un carattere “religioso”: un appello a fidarsi ciecamente del Padre. Questa tentazione è per Luca il culmine delle tentazioni.

e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; 11e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».

Di nuovo la tentazione è posta sull’essere Figlio di Dio. E’ in gioco il rapporto filiale di Gesù con il Padre. Il diavolo utilizza una parola della Sacra Scrittura (Sal 90) che proclama la fiducia dell’uomo giusto nella protezione divina. La mossa è astuta: è proprio nella massima fiducia in una parola pronunciata da Dio stesso – e che si presenta come un invito alla fiducia – che Gesù può confermare realmente di essere il Figlio di Dio!

12Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Gesù rifiuta di compiere gesti spettacolari, rifiuta di strumentalizzare per motivi futili il suo rapporto di amore con il Padre. Egli dunque risponde: non tenterai il Signore. Questa risposta ci riporta alla tentazione alle acque di Massa, quando Israele chiese acqua al Signore in modo temerario (Es 17,1-7). Gesù vuole vivere la sua fiducia filiale in Dio nell’obbedienza quotidiana, come uomo che non aspetta privilegi speciali e interventi straordinari, ma accetta pazientemente  il suo destino fino in fondo e in esso riconoscere la vicinanza divina; e questo con come “santa rassegnazione”, ma ne pieno gioco della libertà personale.

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Questo finale è proprio di Luca. Egli considera le tre tentazioni il condensato delle prove affrontate da       Gesù:   esse     rappresentano      “ogni   tentazione”.       Inoltre Luca    orienta   questo                   insieme esplicitamente fino al Tempio, cioè a quel momento determinato della storia della salvezza che è la passione di Cristo (il momento fissato).

Il diavolo ha esaurito i suoi attacchi e manifestato la sua totale impotenza sul comportamento filiale di Gesù durante l’attività pubblica. La tregua di satana tuttavia è temporanea. Egli sferrerà il suo attacco finale nella solitudine della Passione, quando Gesù dovrà affrontare il potere delle tenebre che agirà attraverso diversi personaggi: da Giuda ai soldati sotto la croce (Luca 22-23). Ma anche in questi frangenti Gesù rivelerà pienamente la sua obbedienza filiale al Padre, senza chiedere un miracolo in proprio favore, nella massima umiliazione, vivendo la parola di Dio fino in fondo.

Meditiamo

  • Come reagisco alle tentazioni? Qual è il profilo del mio essere figlio/a di Dio?
  • Ho anche io talvolta il desiderio di utilizzare le mie capacità solo per il mio tornaconto?
  • Ho mai cercato l’apparire più dell’essere?

Preghiamo

(colletta della I domenica di Quaresima)

Signore, nostro Dio, ascolta la voce della Chiesa che t’invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano, perché nutriti con il pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno. Per Cristo…

A cura delle Monache dell’Ordine dei Predicatori (domenicane) del Monastero Matris Domini

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