Amate i vostri nemici
L’insegnamento di Gesù che abbiamo ascoltato nel vangelo di oggi, anche da molti che si dicono cristiani, è ritenuto impossibile da realizzare. Riusciamo noi a perdonare a chi ci fa del male? Riusciamo ad amare coloro che ci odiano? Riusciamo a benedire chi ci maledice e pregare per coloro che ci trattano male? Umanamente parlando queste affermazioni di Gesù sembrano irrealizzabili. Fare del bene a colui che ci sta facendo il male, è infatti impossibile alle forze umane!
Il cristiano, il vero cristiano, può essere odiato, ma lui non può odiare: esattamente come accade per Dio. Quante volte offendiamo Dio con il nostro comportamento! Però come un Padre misericordioso ci perdona perché ci ama! Il momento della massima vita cristiana non è, allora, il momento in cui tutto va bene e tutti ci rispettano: nei momenti di tranquillità non si vede e non si può vedere che cosa c’è nel cuore di una persona. Il momento della massima vita cristiana è il momento in cui l’odio di qualcuno ci raggiunge, ci offende, ci fa soffrire: questo è il momento in cui appare chiaramente che cosa c’è nel cuore; appare chiaramente se siamo dei veri cristiani o degli ipocriti. Se siamo discepoli di Cristo, noi all’odio dobbiamo rispondere con l’amore. Siamo capaci di rispondere con l’amore? Se abbiamo accolto il Signore nel nostro cuore siamo capaci, altrimenti siamo ancora pagani nel cuore.
Il primo libro di Samuele (I Lettura) presenta un episodio della storia di Israele in cui l’invito «amate i vostri nemici» è vissuto in modo esemplare. Il re Saul era invidioso del giovane Davide, futuro re d’Israele, cui andava la simpatia della gente, e il re decise di ucciderlo. Scese in campo con tremila uomini per dargli la caccia, ma le circostanze si svolsero in modo che fu invece Davide ad avere la possibilità di uccidere Saul, ma lo risparmiò, anzi, gli offrì la sua amicizia. Davide diventa l’esempio per ogni ebreo, come per ogni cristiano, a perdonare, ad amare i nemici come ha fatto Gesù che ha perdonato a chi gli sputava in faccia, a chi lo crocifiggeva. Il Signore Gesù, con questi gesti, ha reso visibile il grande amore che Dio ha per noi. Nel salmo responsoriale, infatti, abbiamo letto «la bontà e l’amore» di Dio nostro Padre.
Gesù, nel vangelo, dice: «benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra». Evidentemente queste non sono affermazioni da prendere alla lettera e da applicare materialmente. Gesù stesso quando ricevette uno schiaffo dal soldato, non porse materialmente l’altra guancia. E allora cosa significano queste parole di Gesù? Significano, e soprattutto sottolineano, lo spirito con cui bisogna reagire a chi ci fa del male: il male subìto non deve far scattare in noi il desiderio della vendetta, ma il desiderio di amare e pregare di più, perché sventurato non è chi subisce un torto ma chi lo fa. Pensiamo a san Francesco d’Assisi, san Massimiliano Maria Kolbe, san Pio da Pietrelcina e tanti altri santi. L’evangelista, inoltre, annota che il Maestro continua il suo discorso dicendo: «Se amate quelli che vi amano, che meriti ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso». Ciò significa che l’offesa dà al cristiano la possibilità di amare senza ricompense, senza contraccambio; l’offesa dà l’occasione di perdonare come perdona Dio. Per chi crede ci può essere una gioia più grande? Gesù conclude dicendo: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro». Queste sono le parole chiave di tutto l’insegnamento e di tutto il comportamento di Gesù. Gesù perdona, perché il Padre perdona; Gesù cerca i peccatori, perché il Padre cerca i peccatori; Gesù è misericordioso, perché il Padre è misericordioso. Il cristiano, ci ricorda san Paolo nella prima lettera ai Corinzi (II Lettura), unito al Signore diventa uomo nuovo. Cosa significa? Significa che il cristiano deve diventare una cosa sola con Cristo, deve essere immagine, icona di Gesù misericordioso.
Alla luce di questo vangelo, ci sentiamo tutti poco cristiani, ma Dio conosce il nostro cuore, le nostre fragilità, le nostre debolezze e dunque ci aspetta. Quando cadiamo è sempre pronto a rialzarci. Purtroppo il nostro cuore è ancora malato di odio, vendetta, e porta le cicatrici di tanti rancori, ma Dio, se noi vogliamo, può guarirlo. Al bene si deve giungere attraverso il bene, attraverso il perdono.
Concludo con le parole che si leggono nella Preghiera eucaristica II della riconciliazione: «Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono».
Don Lucio D’Abbraccio
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