Commento al Vangelo di domenica 17 Febbraio 2019 – Paolo Curtaz

Il commento al Vangelo di domenica 17 Febbraio (il brano del Vangelo è a fine articolo) – Anno C, a cura di Paolo Curtaz. Qui di seguito il testo ed il video.

Chi è Dio

Mi accarezza e mi inquieta, la Parola di oggi.

Mi sferza. Come un pugno in pieno volto. Come un pensiero fisso che vorrei levare dalla mente.

Parla, il Signore. Indica una strada, un percorso, un cammino.

Folle.

Molta gente si è radunata. Da lontano. Molti foresti.

Aspettano una Parola. La Parola che ci spinge a far ressa. A stringerci intorno a chiunque abbia qualcosa di autentico da dire, che ci indichi come essere felici.

Gesù alza lo sguardo.

Vede i suoi discepoli.

È gente semplice, raffazzonata, fiduciosa. Non ci sono molti intellettuali e, quelli che ci sono, anno capito che insieme alla mente bisogna allargare il cuore.

La Parola arriva. E non è quella che avremmo voluto ascoltare.

Beati voi.

Poveri.

Affamati.

Nel pianto.

Perseguitati.

Ma dai…

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Chi è Dio

Non capisco. Non capiamo. Io non voglio essere povero. Né tantomeno affamato o piangente o perseguitato. Questa pagina conferma il pregiudizio di molti nei confronti dei cristiani che amano la sofferenza? Dediti a piallare la croce giorno e notte con sguardo lacrimevole?

Dio esalta la sfortuna e la disgrazia?

Molti, purtroppo, lo hanno pensato, leggendo questa pagina.

Molti, e quanto mi addolora questo fatto, hanno veramente esaltato il dolore pensando di far piacere a Dio.

Non è così.

Non siamo beati, cioè felici, perché poveri, o affamati o piangenti o perseguitati.

Siamo felici perché Dio si occupa di noi, sei poveri, affamati, piangenti e perseguitati.

Perché Dio mette il povero al centro del suo cuore. E sazia l’affamato. E fa ridere il piangente. E accoglie con sé quanto, fra noi, subiscono persecuzione nel suo nome.

Come dei genitori che dedicano maggiore attenzione al figlio ammalato, così Dio.

Che dona a ciascuno secondo il suo bisogno.

Perciò, Gesù, vedendo i suoi discepoli, già vede la consolazione.

Le beatitudini raccontano chi è Dio.

Ma guai a voi

Penso all’emorragia di umanità che stiamo vivendo, giorno dopo giorno.

Penso alla crosta che sta crescendo sulle nostra anime. Tutti arrabbiati, tutti vittime, tutti sospettosi.

Penso all’indifferenza elevata a sistema, alla globalizzazione del menefreghismo.

No, non ho soluzioni semplici, ci mancherebbe.

Ma non voglio chiudere gli occhi. E leggo al realtà imitando lo sguardo di Dio.

Gesù insiste, diversamente da Matteo.

Luca riporta quattro “guai”.

Non minaccia, il Figlio dell’uomo, il Maestro.

Ammonisce, scuote, schiaffeggia.

Se la ricchezza diventa il tuo orizzonte e riempie la tua mente e la tua anima, non ci sarà spazio per Dio.

Se quello che conta nella tua vita è la bramosia, possedere, apparire, contare, scoprirai che la gloria non nutre la tua anima.

Se la tua vita è superficiale, sciocca, approssimativa, non saprai mai quale tesoro prezioso Dio ha nascosto nel tuo cuore.

Se badi solo a quello che dicono di te, finirai col vivere nell’apparenza.

Il Beato

Proprio perché il Dio di Gesù è mite, e pacificatore e misericordioso e paga di persona e sa piangere, coloro che gli assomigliano ne fanno esperienza.

Follia, vero? Sì, è troppo anche per un folle come me.

Eppure Gesù l’ha detto.

Non cerchiamo la povertà o le lacrime o la miseria, ma poniamo la nostra fiducia in Dio; allora sperimenteremo la felicità che è riempita di emozione e la supera. La beatitudine è fare esperienza dell’Assoluto di Dio, del Dio di Gesù, e con lui condividere il sogno di una vita vera, ad ogni costo.

Mi strazia, questa pagina.

Io che sono povero vorrei diventare ricco. Io che sono affamato vorrei non avere problemi per il futuro. Io che soffro e piango vorrei fregarmene e ridere sguaiatamente. Io che vengo accusato di essere buonista perché metto il Vangelo nella vita reale sono tentato dal cavalcare la rabbia generale.

La Parola, oggi, scruta e taglia.

Come scrive Geremia, profeta inascoltato e perseguitato nella sua Gerusalemme, l’unica possibilità è quella di alzare lo sguardo, di non confidare solo nell’uomo. La nostra speranza, ci ricorda Paolo, è posta nel Signore risorto, in qualcuno che è vivo e si rende presente attraverso il nostro sguardo, non in un progetto umano.

Beati noi che non ci arrendiamo, perché questo è lo stile di Dio.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

SESTA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 17 Febbraio 2019 anche qui.

Lc 6, 17. 20-26 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: La Sacra Bibbia

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