Il commento alle letture del 17 Febbraio 2019 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
«Beati voi, poveri»
Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26
San Paolo, volendo esortare i Corinzi ad essere generosi nella loro carità verso i loro fratelli di Giudea che erano nella grande penuria, dona loro l’immagine di Cristo, perché fosse sempre dinanzi ai loro occhi e anch’essi si comportassero imitandolo.
Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia, perché, nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità. Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi. Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; cosicché abbiamo pregato Tito che, come l’aveva cominciata, così portasse a compimento fra voi quest’opera generosa. E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno (2Cor 8,1-15).
È giusto chiedersi: cosa sono la povertà e la ricchezza secondo il Vangelo? La povertà è consegna a Dio, per Cristo, nello Spirito Santo, di tutto ciò che si è e si possiede. Nulla è nostro, perché tutto è di Dio. La mente è di Dio, il cuore è di Dio, la volontà è di Dio, il corpo è di Dio. Se tutto è di Dio, l’uso di noi stessi e i frutti da noi maturati sono di Dio. Devono essere usati sempre secondo la volontà di Dio. Cristo Gesù è tutto del Padre. Anche il suo corpo da Lui è stato usato secondo la volontà del Padre. Il Padre ne ha fatto un sacrificio di espiazione, salvezza, redenzione a favore di ogni uomo.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
La ricchezza invece è appropriazione di ciò che è Dio per creazione. Tutto è di Dio. Nulla si dona a Dio. Tutto si tiene per sé. Nulla si usa secondo la volontà di Dio. Nella ricchezza, Dio dell’uomo sono le cose. Finiscono le cose si rimane nella povertà eterna. Nella povertà, Dio dell’uomo è il Signore. Il Signore per l’uomo che a Lui si consegna non solo è Provvidenza, ma anche vita eterna e ogni altro bene. Chi si dona a Dio con tutto se stesso, da Dio è conservato nello scrigno della vita. Chi si sottrae a Dio e si pone nelle sue mani, nei suoi beni, si pone nello scrigno della morte eterna. La povertà non è mancare di qualcosa. Neanche la ricchezza è possedere qualcosa. La povertà è privarsi di sé per darsi interamente a Dio. La ricchezza è tenere tutto per sé, senza nulla dare a Dio. Possiamo essere poveri di sostanze, ma non essere di Dio.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la nostra vita sia un dono totale a Cristo Signore.