Dehoniane – Commento al Vangelo del 11 Febbraio 2019

Il commento alle letture del 11 febbraio 2019 a cura del sito Dehoniane.


V settimana del tempo ordinario – V settimana del salterio

B.V. Maria di Lourdes (memoria facoltativa)

Dio disse

«Dio disse: “Sia la luce!”» (Gen 1,3). Le sante Scritture sono Parola di Dio e ci rivelano i molteplici modi con i quali Dio parla e intesse il dialogo con noi e con tutte le sue creature. In questo versetto della Genesi la sua parola entra in modo diretto e luminoso nella storia della salvezza. Dio dice. Questa è la prima di innumerevoli volte con le quali la Bibbia ci narrerà questo parlare di Dio, che si irradia in tutto il creato. In questo primo capitolo della Genesi, che descrive con un raffinato linguaggio simbolico  il creare di Dio (e che la liturgia ci fa ascoltare in due tappe, oggi e domani), dieci volte ricorre l’espressione «Dio disse». Il numero delle ricorrenze non è casuale, ma risponde a una precisa intenzione narrativa e teologica. Dieci parole Dio pronuncia creando: un decalogo. Come c’è il decalogo dell’alleanza, narrato dalle tradizioni dell’Esodo (cf. Es 20,1-17 e par.), così c’è il decalogo della creazione. Con dieci parole Dio crea il suo popolo   da un’accozzaglia di tribù disperse; sempre con dieci parole crea tutto ciò che esiste mettendo ordine in quel caos informe con il quale la Bibbia si apre. Dietro questo modo di narrare traspare una sapiente riflessione teologica, un preciso modo di conoscere il volto di Dio e di comprendere il suo modo di agire. Per Dio creare significa fare alleanza, dunque entrare in relazione, non solo con il suo popolo, Israele, ma con tutte le sue creature. Se Israele sarà chiamato a una relazione peculiare e privilegiata, lo sarà per diventare segno e strumento di questa alleanza universale voluta da Dio.

Un altro verbo significativo, infatti, segna il racconto della crea-

zione: «separare». Dio crea separando: separa la luce dalle tenebre; le acque che sono sopra il firmamento da  quelle  che sono sotto; la terra asciutta dal mare; il  giorno  dalla  notte… fino a giungere all’ultima e culminante separazione: l’uomo dalla donna. Dio crea separando, suscitando cioè un’alterità, perché per lui creare non significa semplicemente far sussistere le cose, ma porle tra loro in relazione. Creare significa suscitare       il  dialogo,  rendere  possibile  l’incontro  e  la  comunione.  E non c’è comunione possibile se non sul terreno della differenza e dell’alterità.

Il problema, come ci ricorderanno le drammatiche pagine che seguiranno, è che l’uomo e la donna non sapranno vivere all’altezza di questa alterità. Anziché accoglierla come spazio di dialogo e di incontro, la trasformeranno in luogo di sospetto, gelosia, invidia, competizione. Da questi sentimenti, tutti segnati dall’incapacità di vivere con pace e sapienza le dinamiche della differenza, verrà generato il peccato che sfigurerà la bellezza della creazione.

Dio allora, dopo le dieci parole della creazione, dopo le dieci parole dell’alleanza, dovrà dire un’altra parola: l’ultima, la definitiva, come ricorda l’inizio della Lettera agli Ebrei (cf. Eb 1,1-2). Quella parola che è il Figlio stesso venuto nella nostra carne,    per tornare a rendere la nostra carne, così come ogni altra realtà creata, bella e luminosa, trasparenza di quella prima parola che vuole che tutto sia nella luce. Nel Figlio, nato da Maria, Dio torna a ripetere: «Sia luce», riscattando ogni realtà, e in special modo la nostra umanità, dalle tenebre del male, della sofferenza, del peccato.

Come ci narra oggi Marco, questa parola, divenuta carne, può  ora essere toccata, per ricevere guarigione e salvezza. La nostra realtà creaturale viene così liberata e restituita a quella bellezza iniziale voluta da Dio nel gesto gratuito della creazione. Anche toccare è un gesto di relazione. Si tocca Gesù, si entra in relazione con lui, affinché tutte le nostre relazioni siano guarite, trasformate, salvate. Basta toccare il lembo del suo mantello, dice l’evangelista. Nella tradizione biblica, il lembo del mantello  è un segno che ricorda i comandi del Signore, la sua parola da osservare (cf. Nm 15,37-41). Ora la parola da osservare è divenuta una persona da toccare. Nella relazione con questa persona, che è Gesù, l’intera creazione si compie!

Padre, che ami e fai alleanza con tutte le tue creature, trasforma tutte le mie relazioni, affinché siano abitate e trasfigurate dalla tua luce. Il tuo Figlio Gesù ha proclamato di essere la luce del mondo. Insegnami a non cercare altre fonti luminose che non siano la sua persona, che mi libera dalle tenebre del male per condurmi all’incontro luminoso con te, Dio creatore e Padre di tutti.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mc 6, 53-56
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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