Il commento alle letture del 21 gennaio 2019 a cura del sito Dehoniane.
II settimana del tempo ordinario – II settimana del salterio
S. Agnese, vergine e martire (memoria)
Tutto è gioia e novità
Il comportamento di Gesù desta sempre stupore: è un rabbi che esce dagli schemi religiosi di quegli uomini pii sospettosi e pronti a giudicarlo. Nei versetti che precedono il testo di Marco riporta to oggi dalla liturgia, vediamo gli scribi che si scandalizzano nel vedere Gesù seduto a tavola con peccatori e pubblicani. Pongono allora ai discepoli questo interrogativo: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?» (Mc 2,16). Ora vediamo una seconda domanda, riguardante ancora il cibo e posta direttamente a Gesù dai farisei e dai discepoli di Giovanni: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?» (2,18). Ancora una volta il comportamento di Gesù (anche se filtrato da quello dei discepoli) non rientra in uno stile di vita che si fonda su una purezza, su di un impegno radicale di una giustizia che è osservanza della Legge. E in questo caso è in gioco la pratica ascetica del digiuno.
A questi uomini, così preoccupati (forse anche sinceramente) di salvaguardare una certa immagine di Dio, Gesù risponde ancora una volta richiamando l’attenzione su ciò che motiva questo comportamento che tanto li scandalizza: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro?» (2,19). Come la festa attorno alla mensa dei peccatori era motivata dal fatto che accanto a loro era seduto il medico delle loro vite (cf. 2,17), anche ora i discepoli sono chiamati a condividere la gioia e la festa perché accanto a loro c’è lo Sposo. Chi può essere triste a un banchetto di nozze? Chi si metterebbe in disparte senza toccare cibo e senza bere? Chi è invitato a nozze, deve far festa. E l’immagine delle nozze, del banchetto, dello sposo non sarà passata inosservata ai farisei. Quanti testi profetici saranno venuti in mente a questi conoscitori della Scrittura! E in questi testi lo sposo è Dio stesso, colui che unisce a sé per sempre il suo popolo. Ma sta proprio qui il cuore della risposta di Gesù: Gesù è lo Sposo, è colui che porta a pienezza quell’alleanza nuziale che già i profeti avevano preannunciato, è colui che rivela in modo definitivo quel Dio che è tenerezza e misericordia. Come si può non gioire di tutto questo?
Di fronte a questo volto di Dio che Gesù ci rivela, allora anche il digiuno riacquista un nuovo significato. Esso non è più soltanto una pratica ascetica, ma si trasforma in un modo di vivere il rapporto con quello Sposo che si attende, un modo di vivere la festa, quel banchetto finale a cui si è invitati. Il digiuno non si concentra più sullo sforzo con cui l’uomo tende a purificare la propria vita, ma si apre all’incontro con lo Sposo, il Signore che viene: si digiuna affinché tutta la propria vita diventi spazio di gioia, affinché i sensi e i gusti dello Spirito siano pronti per potere far festa e assaporare quel cibo che il Signore stesso pone sulla mensa.
Tutto allora, attorno a Gesù, è novità, è gioia. Il vestito nuovo e il vino nuovo sono due immagini che esprimono ciò che l’evangelo che è Gesù Cristo deve diventare nella nostra vita. Ai farisei, agli scribi, ai discepoli di Giovanni, ai suoi discepoli Gesù vuole donare questa novità che è lui stesso. La nostra vita, senza la sua presenza, senza quella parola che è Spirito e vita, senza la gioia del vino nuovo che è l’evangelo, è come un otre vecchio e come un abito logorato. Ogni tentativo di aggiustarlo con qualcosa di nuovo (e quante volte i nostri sforzi sembrano inutili a questi tentativi) non produce alcun frutto; dopo un po’ ci accorgiamo che lo strappo rimane e a volte peggiora. Non si tratta di sovrapporre qualcosa di nuovo su una realtà logora e vecchia; si tratta di lasciare che tutta la nostra vita sia penetrata da questa novità che è Gesù. Solo quando lui è presente, allora la nostra vita cambia radicalmente. Il vestito nuovo e l’otre nuovo che può contene re la novità dell’evangelo è Gesù stesso. Se vogliamo vivere in questa novità, siamo chiamati a rivestirci di lui, siamo chiamati a riversare in lui tutta la nostra esistenza. Allora veramente la nostra vita sarà una festa e sarà capace di attendere ogni giorno il banchetto nuziale, l’ultima e definitiva festa.
Come vino che rallegra il cuore dell’uomo, così il tuo evangelo, o Signore, dà gioia alla nostra vita. La rinnova e la rende pronta ad accogliere il tuo regno. Fa’ che abbandoniamo tutto ciò che in noi appartiene all’uomo vecchio, per indossare quell’abito nuovo che ci rende la dignità di figli.
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
Mc 2, 18-22
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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