Il commento al Vengelo
del 21 Gennaio 2019
su Mc 2, 18-22
Seconda settimana del Tempo Ordinario
Anno III/C
Colore liturgico: ROSSO
- Periodo: Lunedì
- Il Santo di oggi: S. Agnese – memoria
- Ritornello al Salmo Responsoriale: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore
- Letture del giorno: Eb 5, 1-10; Sal.109; Mc 2, 18-22
- Calendario Liturgico di Gennaio
Mc 2, 18-22
Dal Vangelo secondo MarcoIn quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Le letture del giorno (prima e Vangelo) e le parole di Papa Francesco da VaticanNews:
Commento al Vangelo a cura dei Monaci Benedettini
Lo sposo è con noi.
Il digiuno, di cui si parla nel vangelo odierno, è un atto penitenziale che la Chiesa pratica sin dalle sue origini ed è comune a molte altre espressioni religiose. Ha lo scopo di distoglierci dai beni temporali e predisporre l’animo ai valori dello spirito. Ha anche un valore di espiazione e anche ascetico. Alcuni santi lo hanno praticato in modo eroico.
Al tempo di Gesù lo praticavano anche i discepoli del Battista e i seguaci dei farisei. Da qui la domanda provocatoria rivolta a Gesù: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». La risposta di Gesù, come sempre, è ricca di significati e di insegnamenti.
Egli vuole proclamare la novità che sta sbocciando per tutti con la sua presenza nel mondo e con l’opera redentrice che egli sta già attuando. Il regno di Dio è in mezzo a noi. Nascono tempi nuovi alimentati non più da paure e timori, ma dall’amore dello “sposo” verso l’umanità riconciliata. È ormai in atto il tempo nuovo, il tempo delle nozze (vi ricordate il vangelo di ieri), il tempo della gioia e della festa, circostanze che non si conciliano più con il digiuno, con il lutto e con l’attesa: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?”.
Soltanto se privati di questa autentica gioia e di questa consolante presenza, inizierà il tempo del lutto e del digiuno. La novità del Cristo è totale e sconvolgente, non è assolutamente da paragonare ad un rattoppo sul vecchio e sul passato. Il vino è un vino nuovo, è quel vino, prima sorbito da Cristo come calice amaro e poi offerto a noi come bevanda di salvezza.
“Verranno tempi…” – dice però il Signore. È una velata allusione alla sua morte, alla passione sua e del mondo, al “già e non ancora”, che crea la perenne ansia di una pienezza che ci sfugge, ma che non dobbiamo mai smettere di inseguire.