Dehoniane – Commento al Vangelo del 13 Gennaio 2019

Il commento alle letture del 13 gennaio 2019 a cura del sito Dehoniane.


I settimana del tempo ordinario – I settimana del salterio

Adorare, seguire, credere!

Dopo aver parlato nei tempi antichi in diversi modi, per mezzo   dei profeti, ora, in questi giorni – afferma l’autore della Lettera   agli Ebrei – Dio parla a noi per mezzo del Figlio (cf. Eb 1,1-2). In lui, come direbbe l’evangelista Giovanni, la parola si fa carne (cf. Gv 1,14), si fa storia; dunque, è la storia concreta di questo uomo, Gesù di Nazaret, il suo modo di vivere e di morire, i suoi discorsi  e i suoi gesti, i suoi incontri e le sue relazioni, è tutto ciò che costituisce il tessuto ordinario dell’esistenza a diventare la parola di Dio ultima e definitiva.

Attraverso i profeti Dio ha comunicato    la sua parola agli uomini; in Gesù Cristo è un uomo a diventare   la parola di Dio che si comunica. Una parola ultima e definitiva non perché niente altro possa essere detto, ascoltato, compreso, ma perché tutto può e deve essere compreso e interpretato nella luce singolare offertaci da questa vicenda umana, nella quale si    è manifesto tutto il mistero di Dio.

Egli infatti, continua la Lettera agli Ebrei, «è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3). La Lettera agli Ebrei aggiunge tuttavia un elemento decisivo. Nell’incarnazione di Gesù il mistero di Dio si rivela come il dialogo tra un padre e il figlio. «Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”?     e ancora: “Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio”?» (1,5).

La rivelazione insuperabile di Dio sta nel rivelarsi come comunione d’amore, nello Spirito, tra il Padre e il Figlio. Non un Dio solitario, ma un Dio relazione siamo chiamati ad adorare, insieme a «tutti gli angeli» (1,6).

Marco, iniziando a raccontare il ministero pubblico di Gesù, ha questa felice intuizione, che corrisponde pienamente a quanto la Lettera agli Ebrei suggerisce. Anche se pone subito, sulle labbra  di Gesù, l’annuncio essenziale della vicinanza del regno di Dio, non si sofferma a riportarci un lungo discorso, che espliciti, chiarisca, approfondisca questo annuncio.

Non c’è tanto bisogno di riferire parole, quanto di narrare una vicenda umana, proprio perché la parola giunge alla sua piena eloquenza quando si comunica facendosi carne e storia. In Marco, l’annuncio che il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino diventa subito dopo il racconto di una giornata, che Gesù vive presso il «mare di Galilea» (Mc 1,16) e nel piccolo villaggio di Cafarnao, come ascolteremo dalla liturgia anche nei prossimi giorni.

Il tempo è compiuto, perché ora a riempirlo c’è la presenza di Gesù e il suo modo di vivere il tempo. Il regno di Dio è vicino, perché ora Gesù si fa vicino a questi pescatori, mentre stanno lavorando, così come subito dopo, nell’arco di questa giornata, si farà vicino agli uomini che pregano in una sinagoga, alla famiglia di Pietro radunata nella sua casa, ai malati e agli indemoniati che gli saranno condotti nello spazio pubblico della piazza, alla porta di questa casa.

Se il tempo si compie e il regno di Dio si avvicina nella giornata che Gesù vive, questo significa che anche le nostre giornate devono cambiare, per diventare tempo della nostra risposta. Tre atteggiamenti, in particolare, ci vengono oggi ricordati dalla liturgia della Parola. Il primo atteggiamento è l’adorazione. «Lo adorino tutti gli angeli di Dio» (Eb 1,6), esclama l’autore della Lettera agli Ebrei. Come ha ricordato papa Benedetto XVI, «la parola latina per adorazione è ad-oratio – contatto bocca a bocca, bacio, abbraccio e quindi in fondo amore».

La prima nostra risposta è l’amore con il quale accogliamo il dono insuperabile d’amore che Dio ci fa nel Figlio. Questa comunione d’amore si esprime poi in altri due atteggiamenti: la conversione e la fede. Occorre convertirsi e credere nel vangelo, come fanno Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Convertirsi è abbandonare le proprie vie per seguire Gesù, credendo nella sua parola che ci promette una vita nuova. Nuova perché amata e capace di amare, nell’adorazione.

Signore Gesù, noi ti adoriamo. Signore Gesù, noi desideriamo aprire gli occhi per discernere i segni della tua prossimità amorevole alla nostra esistenza. Signore Gesù, noi desideriamo seguirti. Tu che sei la Parola ultima e definitiva del Padre, donaci la grazia di dire parole che diano un senso compiuto e autentico alla nostra vita.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mc 1, 14-20
Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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