EPIFANIA DEL SIGNORE
La scienza non può essere mai contro la fede, se vera scienza. La fede non potrà mai essere contro la scienza, se è vera fede e la scienza è anch’essa vera. La scienza è vera se conduce alla fede. La fede è vera se accoglie nella scienza la verità che Dio ha posto nella sua creazione. I Magi attraverso la scienza sono giunti all’adorazione del Nato Re dei Giudei. La loro scienza ha saputo discernere ciò che appartiene alla natura in sé da ciò che pur vestendosi di elementi naturali, non è della natura, perché mai potrà provenire da essa.
«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
A Gerusalemme si chiedono, vogliono sapere il luogo del nato re dei Giudei. Ancora una volta notiamo la semplicità: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?”.
Loro si aspettavano forse che tutta Gerusalemme sapesse chi e dove fosse nato il re dei Giudei.
Dicono anche il motivo di questa loro richiesta: sanno che è nato perché hanno visto spuntare la sua stella. Sono venuti a Gerusalemme, che è la capitale del regno della Giudea per adorare il nato re dei Giudei. Questi Magi sono dal cuore puro, semplice, dolce, delicato. Sono persone abituate a trattare con la scienza e la vera scienza è sempre semplice, mai complessa, mai ipocrita, mai doppia, mai malvagia.
La scienza in sé è pura, non cattiva, non brutta, non ipocrita, non traditrice, non contro l’uomo.
La vera scienza è sempre per l’uomo. La scienza è verità e la verità mai potrà essere contro l’uomo.
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Il chiedere con semplicità dei Magi provoca turbamento nel re Erode e in tutta Gerusalemme.
Questo turbamento è però generato da motivi differenti.
Gerusalemme si turba per la notizia che rimbalza di bocca in bocca.
Essa viveva di profezie e di Scritture Antiche, ma solo però come un fatto cultuale, non vitale.
Si leggevano le profezie, ma come evento assai distante da loro.
Quasi nessuno in verità viveva nell’attesa vera del Messia.
Quasi nessuno attendeva il compimento della sua speranza.
Il tempo, quando è assai lungo, con facilità sposta all’infinito il compimento della profezia e l’attesa diviene non attesa, perché attesa di un futuro senza tempo determinato.
Erode si turba perché nella sua stoltezza, ignoranza, malvagità, pensa che il nato re dei Giudei sia un pericolo per il suo regno.
Un regno con due re non è mai esistito. Esiste uno perché non esiste l’altro. Erode già si vede un non esistente e pensa come rendere invece non esistente il re appena nato.
Erode non dubita delle parole dei Magi. Per lui veramente è nato il re dei Giudei. Il loro Messia. Lo confermano le parole che seguono.
Lui ha però del Messia un’idea molto umana, terrena. Lui pensa al Messia come ad uno dei tanti re di questo mondo.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.
Nutrendo nel suo cuore pensieri malvagi, convoca tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo e da loro si informa sul luogo in cui doveva nascere il Cristo, cioè il Consacrato, l’Unto del Signore, il Messia. Erode si informa, ma senza informare gli altri dei suoi pensieri di morte.
Vuole sapere, ma senza far sapere perché vuole sapere.
È questa la caratteristica della malvagità umana: nascondere sempre agli altri i propri propositi crudeli e spietati. Erode non conosce le Scritture Antiche. La sua ignoranza è grande, come anche grande è l’ignoranza di tutti coloro che vivevano alla sua corte. Sarebbe stato sufficiente aver ascoltato anche una sola volta in vita la profezia di Michea per ricordarsi e per sapere che è Betlemme la città della futura nascita del Re di Israele.
5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
I capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo gli ricordano la profezia di Michea, secondo la quale la città in cui sarebbe nato il Messia è Betlemme di Giudea.
I Magi ora sono diretti verso Betlemme. Ora è Dio che viene in loro aiuto. Manda loro nuovamente la stella, la stessa che hanno visto in oriente, perché li guidi sul loro cammino. La stella li precede e si ferma sul luogo dove si trovava il Bambino. Questa notizia ci dice che non si tratta assolutamente di un segno naturale. C’è qualcosa di straordinario, di soprannaturale che si compie. Se all’inizio la stella poteva anche essere un segno naturale, un segno astronomico. Ora non lo è più.
Questa verità ci insegna che la scienza può far partire un cuore verso Dio. Ma poi per giungere al vero Dio occorre l’aiuto delle Scritture e della grazia.
Scienza, Scritture e grazia completano l’opera. La scienza da sola non è sufficiente. Con la sola scienza partiamo, ma non arriviamo. Iniziamo, ma non concludiamo il nostro viaggio verso il Signore.
L’oro è il dono per i Re. Gesù è confessato vero Re.
L’incenso è il dono per chi è Dio. Gesù è proclamato vero Dio.
La mirra è data per la sofferenza. Gesù è visto avvolto dalla sofferenza.
Gesù è Re, è Dio, ma è un Re e un Dio avvolto dalla grande sofferenza della morte.
Tutta la vita di Gesù è racchiusa nel simbolismo di questi tre doni.
PENSIERO CONCLUSIVO
L’episodio dei Magi ci mostra l’umanità così come essa si è fatta e giorno per giorno si lascia fare dal suo peccato. Da se stessa l’umanità è incapace di conoscere in pienezza la verità del suo Dio. La scienza conduce fino a Gerusalemme. Gerusalemme ci dice la verità in sé. La verità in sé da se stessa non ha alcun potere di farci giungere fino a Dio. Per giungere fino a Lui abbiamo bisogno di un terzo fondamentale aiuto: della grazia del Signore che eleva i nostri pensieri, purifica il nostro cuore, santifica la nostra anima, dona vigore alla nostra volontà. Tutto è grazia di Dio: la capacità di leggere attraverso la scienza, l’intelligenza per comprendere le Scritture, il cambiamento del cuore e della mente per accogliere la mozione dello Spirito che ci eleva fino a Dio, ci conduce nella sua casa. Perché la grazia di Dio ci accompagni per tutto il nostro viaggio verso la pienezza della fede occorre la semplicità del cuore e della mente. È necessario che noi abbiamo un cuore nel quale non abita l’inganno, né la malvagità e né altre cose del genere. In esso deve abitare un solo desiderio: conoscere Dio e giungere fino alla più pura e santa conoscenza di Lui.
Leggi il brano del Vangelo
Mt 2, 1-12
Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.