FISSATI DALLO SGUARDO CELESTE DELLO SPOSO NELLA MISERICORDIA CHE SPEGNE LA MALIZIA
Non a caso, infatti, sulle labbra di Filippo sorgevano le stesse parole che Gesù aveva detto ad Andrea e a Giovanni: “vieni e vedi”. E Natanaele ascolta e obbedisce, perché si è sentito “cercato” e amato da Filippo “sotto il fico” dove i saggi scrutavano le Scritture, accogliendo anche i suoi dubbi, senza moralismi. E seguendo Filippo ha potuto “incontrare” il Messia: nessuno aveva “conosciuto” il suo intimo “privo di malizia”, neanche lui stesso. Perché nessuno lo poteva aver “visto” già perdonato! Gesù sì, e per questo era il Messia: aveva “visto” la “ricerca” di Natanaele uguale a quella di ogni uomo. Non gli importava dei suoi dubbi, gli importava il suo desiderio di Lui. Lo stesso che vede oggi in te e in me: dove sei seduto cercando la felicità? Forse sei già nella Chiesa, e preghi e cerchi di capire come Natanaele. O forse sei in Galilea, commerciando affetti e stima, sperando dal mondo verniciato di religione un briciolo di pace e di gioia. O forse sei completamente in terra pagana, schiavo di qualche concupiscenza, al guinzaglio di qualche peccato. Non importa, non oggi! Gesù sa “vedere prima” dei nostri peccati il desiderio del suo amore che c’è nel nostro cuore. Sa che “da Nazaret non poteva venire niente di buono”, ma vi è sceso per trasformare in buono ciò che non lo è. Come ha fatto con Natanaele, trasformando il suo dubbio in una splendida professione di fede: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”; ogni attesa messianica si coagulava in quell’uomo venuto da Nazaret. Sì, c’è “falsità” in noi: il nostro cuore trama sempre gettando “esche” perché gli altri abbocchino, secondo il senso originale del termine reso con “falsità”. Noi “incontriamo” gli altri per farne delle prede con cui saziarci. Ma Gesù ha il potere di estirpare questo veleno e farci liberi per amare. Ci vede, infatti, come ha visto Giacobbe, stanco e claudicante; e ci appare oggi sulla Croce per donarsi, chiamandoci a salirvi per contemplare “cose più grandi” anche dell’essere amati così come siamo. E che cosa c’è di “più grande” di questo? Amare così come siamo amati. “Salire e scendere” come “angeli” (messaggeri) con Cristo sulla “scala” della Croce per incontrare i peccatori, annunciargli il Vangelo, e condurli in Cielo. Vivere così è la “cosa più grande” che ci sia: aprire il Cielo sugli uomini ai quali il demonio lo ha chiuso, gettandoli nella disperazione e nei peccati. Vivere la vita del Messia “figlio di Giuseppe”, il servo sofferente della tradizione ebraica, che ha offerto se stesso per strappare gli uomini alla morte.
Gv 1, 43-51
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.