don Marino Gobbin – Commento alle Letture di domenica 23 Dicembre 2018

1. PER COMPRENDERE LA PAROLA

Ultima domenica prima di Natale. Ultima tappa dell’attesa del Signore. Il Salvatore viene: Maria, sua madre, è colma di gioia, Giovanni Battista ne presenta la venuta.

PRIMA LETTURA
Michea è un profeta contemporaneo di Amos, di Osea e di Isaia (sec. VIII). È giudeo, ma profetizza sia su Samaria (capitale del Nord), sia su Gerusalemme (capitale del Sud).
Egli denuncia i peccati di Israele (Nord) e ne annuncia la rovina. Samaria infatti sarà presa dagli Assiri nel 721. Denuncia pure la condotta degli abitanti di Gerusalemme: “I capi” costruiscono Sion sul sangue e Gerusalemme su assassinii, convinti di avere l’appoggio del Signore: “Il Signore è con noi” (3,10-11).
Tuttavia annuncia la salvezza. In questa profezia è Dio che l’annuncia e quindi ne prende l’iniziativa. Tale salvezza non proverrà da una capitale (orgogliosa e pervertita). Michea, il contadino, non ama le città. La salvezza verrà da un paese che non vale niente: Be¬tlemme, Efrata (“la feconda”).
Israele: egli governerà Israele, il che per un Giudeo non indica il Nord, ma tutto il paese nuovamente riunito (cf 2,12). Egli regnerà a Gerusalemme.
Giuda: il Salvatore verrà dal regno di Giuda (cf 4,22). Del resto, Betlemme è la patria di Davide (1 Sam 16), il re-messia che aveva governato sull’intero Israele.
Coloro che rimarranno: si tratta della speranza d’un folto gruppo attorno ad Israele, a partire dal “piccolo resto”.
Lui in persona sarà la pace: le lotte interne ed esterne saranno superate. La pace viene dal Messia di Dio.
L’attesa del Natale, festa della nascita di Gesù nel tempo e del suo ritorno escatologico, rende chiara ai cristiani questa profezia (Mt 2,6; Lc 2,6; Gv 7,42).

SALMO
Il Salmo 79, uno dei salmi dell’Avvento, è scritto con prospettive analoghe a quelle di Michea. Si riferisce infatti ai due regni e ne lascia intravedere la riunificazione. Nel momento in cui la vigna del Signore (i due regni vacillanti) è devastata da coloro che l’hanno invasa, il salmo è un grido di pentimento per l’infedeltà e insieme un grido di speranza. La restaurazione verrà da Dio, Pastore, cioè vero re di Israele. Essa verrà come una grazia.

SECONDA LETTURA
La lettera agli Ebrei afferma che il sacerdozio e il culto mosaico avevano unicamente un valore provvisorio. Il fatto che i sacrifici dovevano essere continuamente ripetuti era la prova evidente che non potevano dare la salvezza.
“Ecco, io vengo”. Con la sua venuta, Gesù fa compiere una tappa decisiva, tappa annunciata dal Salmo 39 (40).
“Per fare la tua volontà”. Questa tappa decisiva è il sacrificio spirituale, che in primo luogo è sottomissione alla volontà di Dio.
“L’offerta del suo corpo”. È anche il sacrificio personale compiuto nell’Incarnazione-Redenzione.
“Una volta per sempre”. È il segno dell’efficacia del sacrificio di Cristo: esso è definitivo, non ha bisogno di essere ripetuto.
Il culto del Tempio aveva un aspetto grandioso che poteva creare un senso di orgoglio. Il sacrificio di Gesù è umile: la sua vita umana offerta nell’obbedienza (Fil 2,6-8). Opposizione analoga a quella presentata da Michea: Gerusalemme, la capitale, e l’umile Betlemme.

VANGELO
Il brano presenta un episodio commovente, o per lo meno sorprendente: una giovane fidanzata, da poco incinta, parte per un lungo viaggio (150 km) e un lungo soggiorno (3 mesi).
Il racconto è colmo di significato. Si tratta dell’incontro del Messia coi fedeli rappresentanti dell’Antica Alleanza. L’iniziativa dell’incontro è della Madre del Salvatore. Un gesto di cortesia, di gratuità e di umiltà, conforme allo spirito del Vangelo.
Di fronte a Maria, Elisabetta, la moglie del sacerdote Zaccaria. “Entrambi erano giusti” (Lc 1,6). Il sacerdote, a causa del suo dubbio, è muto, ma la moglie è ispirata: essa compie il primo atto di fede in Cristo. In tal modo il sacerdozio, in ciò che ha di più valido, riconosce Cristo già prima della sua epifania. Questa coppia dell’antico sacerdozio era vecchia e sterile, ma è diventata feconda in forza della venuta del Messia.
Giovanni Battista, il più grande dei profeti, trasalisce di quella gioia che è stata annunciata e sperata dai suoi predecessori.
Il sacerdozio e il profetismo ricevono la Visita annunciata. In questo, come in tutto il mistero di Cristo (Incarnazione e Redenzione), Maria è associata attivamente al frutto delle sue viscere.

2. PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Gesù che cosa porta di nuovo a Natale?
Noi siamo avidi di tutto ciò che è nuovo. Talvolta ogni novità di miglioramento è anche un bisogno di essere alla moda, di stare al passo coi tempi. Ma il nuovo si consuma in fretta ed esige di essere superato, sostituito: di qui l’evoluzione del nostro mondo: le arti, le scienze, le idee. La Chiesa non sfugge a questa ricerca del nuovo… Ma essa è per noi il luogo del rinnovamento?
Noi prepariamo un nuovo Natale. In realtà, si tratta sempre della stessa cosa che si ripete ogni anno? Oppure è l’occasione d’un vero rinnovamento? Qual è la novità del Natale?
Dio è all’opera. Quest’opera s’inscrive nella storia degli uomini. Si veda nella 1ª lettura ciò che viene detto di Betlemme: “le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti”. Dio viene sempre: continuamente ci sollecita perché entriamo nel mondo nuovo. Egli viene e ancora viene come ha fatto ai tempi del primo Natale: il segno che Dio ci ha dato di se stesso è una piccola creatura, un essere che è totale accoglienza e che ha davanti a sé tutto l’avvenire. In questo momento quali inviti ascoltiamo? Siamo disposti ad accoglierli, pieni di fiducia in questo mondo nuovo che sta formandosi?
Attraverso le letture di questa Messa scopriamo in che cosa consiste la vera novità. Gesù viene nel mondo per offrirsi, per donarsi. Maria, senza esitare, vive immediatamente questa novità nel servizio del prossimo. Fra tutte le novità proposte nel mondo e nella Chiesa, le uniche che rimangono sono quelle che favoriscono e aumentano l’amore e il dono di sé. Cristo ha preso l’iniziativa che conferisce a questi atti d’amore il loro pieno significato, li purifica dalle loro imperfezioni e li porta al pieno compimento in Dio.

“Un corpo mi hai preparato”
Noi amiamo il nostro corpo. Non lo trascuriamo certo: salute, cibo, bellezza, ecc. Perché dovremmo sentire quasi un senso di colpa per l’interesse che portiamo al nostro corpo? Al centro della nostra fede c’è l’incarnazione di Gesù Cristo!
Gesù è perfettamente uomo perché ha preso un corpo del tutto simile al nostro. Ha voluto sentire il bisogno di un corpo di donna per formarsi e nascere come ognuno di noi. Egli è fisicamente cresciuto, vissuto e morto. È risorto col suo corpo glorificato.
Il corpo serve alla vita quotidiana. Esso è potente centro di appetiti, ma è anche capacità di rapporti. Proprio in forza del nostro corpo reagiamo, operiamo, siamo utili. Non separiamo il corpo dallo spirito. Buon servo, sarebbe un pessimo padrone.
Il corpo permette di esprimere l’intima realtà del nostro essere. Il corpo è capacità di amore e di dono di sé, di offerta e di sacrificio. Gesù ha manifestato fisicamente il proprio amore per il Padre. A tale scopo non ha avuto bisogno di qualcosa di esterno a lui stesso: vittime, sacrifici, olocausti. Col dono della vita nella morte del suo corpo di uomo, egli ha conformato la sua volontà a quella del Padre.
L’Eucaristia, sacramento del Corpo di Cristo, rivela e realizza tutta la ricchezza del corpo umano: “Ave, verum corpus, natum de Maria virgine…”.

Maria Vergine e il Natale
Maria occupa un grande posto nell’ultima domenica d’Avvento. Quest’anno viene presentata come “colei che deve partorire” (1ª lettura); il Vangelo la mostra nell’episodio della Visitazione: come suo Figlio, anch’essa è “venuta per fare la tua volontà” (2ª lettura). Essa può aiutarci a preparare il Natale.
Maria è sempre disponibile al Signore. Essa ci si presenta così fin dall’inizio del Vangelo di Luca, all’Annunciazione. Elisabetta la riconosce così al suo arrivo: “Beata tu che hai creduto all’adempimento delle parole che ti sono state dette”. Preparare il Natale significa quindi prendere sul serio la parola del Signore.
Essa accetta la volontà del Signore con fiducia e semplicità. L’episodio della Visitazione come quello dell’Annunciazione si svolge nell’ambiente semplice d’una casa. Tutto avviene nella profondità del cuore della Vergine, che conforma la sua volontà al disegno del Signore. È indispensabile per preparare la venuta del Signore.
Essa è disponibile agli altri: senza esitare si è recata dalla cugina per aiutarla. Il Natale può sempre essere preparato nel servizio fraterno, nella dedizione.
La Vergine Maria è colei nella quale l’intero Israele può riconoscersi: nella fede e nella speranza è diventata la madre del Messia. A tutti coloro che si dimostrano disponibili, il Signore dà la possibilità di realizzare pienamente la loro vita, dandole una compiutezza che può essere raggiunta soltanto nella fede e nella speranza, cioè la compiutezza del vero amore.

Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno C” – a cura di M. Gobbin – LDC

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