Il brano di questa settimana ha come tema centrale la predicazione della buona novella- il perdono dei peccati e la salvezza per tutti gli uomini – da parte di Giovanni Battista.
L’annuncio del battesimo di conversione viene contestualizzato da una parte nelle coordinate spazio-temporali della storia e dall’altra nel progetto salvifico che viene annunciato nuovamente, dopo cinque secoli, per bocca di un profeta. In Giovanni, infatti, come negli antichi profeti (Ger, 1, 2; Ez. 1, 3) si compie la missione preannunciata da Isaia (40, 3-5).
Differentemente dagli altri vangeli sinottici che si soffermano anche sul suo aspetto esteriore, Luca mette in risalto il significato teologico che la figura di Giovanni ha avuto per la storia della salvezza e dunque per la storia degli uomini. Il rapporto tra queste due dimensioni viene messo in evidenza nella prima parte, in cui colpisce l’attenta ricostruzione del “qui ed ora” che serve proprio a sottolineare come l’intervento di Dio (v. 2 “la parola di Dio avvenne su Giovanni”) si collochi nella storia e la salvezza intercetti l’uomo nello scorrere del tempo: il quindicesimo anno dell’impero di Tiberio, quando Pilato era governatore della Giudea e durante la tetrarchia che lasciava frammentata la situazione geopolitica del territorio. Non solo si fa riferimento al potere politico ma anche ai sommi sacerdoti, Anna e Caifa, volendo, appunto, in un modo che ricorda quello delle grandi opere storiografiche del tempo, tratteggiare il contesto in cui la storia della Salvezza intercetta la storia degli uomini, ma al contempo se ne distingue.
Infatti, il luogo in cui avviene l’annuncio non è Gerusalemme, il centro della vita politica e religiosa, laddove si svolgono i grandi avvenimenti della storia degli uomini, ma una realtà marginale e solitaria, il deserto, che non è solo un luogo geografico, ma rappresenta simbolicamente la condizione interiore per accogliere la Parola di Dio. È il luogo scelto da Dio per legarsi al suo popolo nell’alleanza (Es. 19-24; Os. 2, 14) ma anche lo spazio esistenziale in cui, sperimentando l’assenza e la privazione, si può ritornare all’essenziale e lasciare spazio all’ascolto, non essendo distratti da altre voci (”Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”, Os 2,16).
Non a caso già l’interpretazione rabbinica aveva sottolineato come in ebraico il termine deserto, midbar, conteneva in sé il termine parola/azione, dabar. Il deserto, allora, diventa luogo della relazione che si costituisce attraverso l’ascolto della Parola che rivela noi a noi stessi. Primo passaggio per ogni cammino di conversione, in un mettersi in movimento che deriva proprio dall’incontro con la Parola.
Convertirsi, diventa un ritorno a quel Dio che ci attende paziente dentro di noi, volgendo le spalle agli idoli che non sanno liberare, ma schiavizzano il cuore.
Quando l’uomo lascia spazio e si apre all’azione di salvezza, Dio traccia una strada nuova per l’uomo, la via del Signore, attraverso la venuta del proprio Figlio nella compagnia degli uomini. A questa venuta e per accogliere il Signore, bisogna prepararsi nell’interiorità di sé stessi, nel proprio cuore: raddrizzando i sentieri, riempiendo i burroni, abbassando le colline, spianando i luoghi impervi delle resistenze del nostro io e di tutto ciò che nel nostro cuore si pone come ostacolo, per fare spazio alla grazia sovrabbondante di Dio.
Così ogni “carne”, ogni uomo nella fragilità della sua debolezza, vedrà la salvezza di Dio. Ogni uomo toccherà con mano che Dio vuole la salvezza di tutti e non la morte del peccatore.
Dio desidera che tutti gli uomini siano salvati. È questa la “buona novella” che mette in movimento il cuore dell’uomo, chiamato ad un cambiamento di mentalità.
In questa prospettiva, “La conversione appare come la responsabilità che il credente ha nei confronti della Parola di Dio ma anche di ogni uomo: la mia non-conversione ostacola anche l’altro a vedere la salvezza di Dio, mentre la mia conversione è già narrazione della salvezza che Dio opera” (Comunità di Bose, Eucaristia e Parola, 9).
Luisa
Fonte: Comunità Kairos (Palermo)
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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C
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- Colore liturgico: Viola
- Bar 5, 1-9; Sal.125; Fil 1, 4-6.8-11; Lc 3, 1-6
Lc 3, 1-6
Dal Vangelo secondo Luca
1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. 6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
- 09 – 15 Dicembre 2018
- Tempo di Avvento II
- Colore Viola
- Lezionario: Ciclo C
- Anno: III
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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