Gesuiti – Commento al Vangelo del 24 Novembre 2018

Nel raccontare il loro caso di discussione, i sadducei calpestano – forse senza nemmeno troppo accorgersene – la figura della donna, vista come un oggetto inerte e passivo destinato a passare di mano in mano a sette mariti. A chi appartiene alla fine? Gesù risponde anzitutto ribadendo la pari dignità dell’uomo e della donna: i figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito! Davanti a Dio, uomo e donna sono anzitutto figli. E’ la condizione che ci permette di riconoscere reciprocamente la nostra origine comune, senza bisogno di usare le differenze per umiliare e prevaricare. E’ vero che nelle relazioni spesso tendiamo a cogliere le differenze che ci individuano, ma è altrettanto vero che il vedere solo le differenze genera confusione nel comprendere il vero volto di Dio che è unità.

Gesù riprende il discorso su un altro piano per aiutare i sadducei a rendersene conto. E’ come distinguere tra figli di questo mondo e i figli della risurrezione. Insistere sulla differenza fa perdere di vista il fatto che siamo tutti figli di fronte a Dio. E’ da questo mancato riconoscimento che scaturiscono relazioni di indifferenza, ostilità e violenza. Quand’anche valesse questa differenza, dove può collocarsi ciascuno? Non ci riconosciamo forse un po’ figli di questo mondo? E nello stesso tempo, non aneliamo alla risurrezione? Perché – conclude Gesù – “tutti vivono per lui”.

E ancora, la distinzione tra i viventi e i morti. Morti sono coloro che vivono nella logica della separazione, della divisione, della frammentazione. D’altra parte, i viventi non sono semplicemente coloro che vivono: sono coloro che vivono nel qui e adesso, nel presente. Quante volte ci capitano momenti in cui ci sentiamo morti e momenti in cui ci sentiamo viventi? Dove sta la differenza? Nell’orizzonte di vita che ci poniamo davanti. Riconoscersi figli della risurrezione significa lavorare per l’unità, per l’armonia, per la comunione in un mondo che afferma la logica della separazione, della divisione e del conflitto. Significa allo stesso tempo riconoscerci pienamente figli di questo mondo perché sentiamo di amarlo e ne siamo grati. In quel momento facciamo esperienza che il nostro Dio è il Dio dei viventi…

Flavio Emanuele Bottaro SJ

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

  • In quali ambiti della tua vita sperimenti frammentazione e divisione?
  • Quando ti è capitato di sentire la dolorosa separazione tra figlio del mondo e figlio della risurrezione?
  • In quale contesto ti viene più facile mediare, riconciliare, creare comunione?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

[box type=”info” align=”” class=”” width=””]Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.[/box]

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Lc 20, 27-40
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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