Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo di domenica 14 marzo 2010

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In questa quarta Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui pubblicani e peccatori si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo, mentre farisei e scribi mormoravano contro di Lui dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Gesù rispose loro con la parabola del Figliol prodigo: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze”. Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana.

Ma si può far festa per uno che ha buttato nei vizi le fatiche di una vita? Come si può perdonarlo, se prima non dimostra di saper riparare con il lavoro e il servizio? Solo il cuore di un padre ha spiegazioni e risposte: la sua vita non ha senso senza i figli, senza la loro riconciliazione. La gioia di riaverli a casa fa esplodere la festa. Più grande della colpa è l’amore, il perdono ne è frutto squisito. Il figlio minore pensa di non meritare più nulla, e rimane prigioniero del proprio passato trasgressivo. Il maggiore pensa di meritarsi tutto e di non aver nulla da rimproverarsi, e vorrebbe attribuire al padre la propria infelicità. In mezzo il padre: che corre dal piccolo e implora il grande, abbraccia e piange, mentre gli scoppia il cuore dalla gioia. Manca nella scena la madre: è famoso un quadro del pittore olandese Rembrandt, che, dipingendo l’episodio, mostra, nell’abbraccio, il padre con una mano maschile e una femminile. Allusione geniale! Quel padre ha anche un cuore di madre, un amore senza calcoli. Come quello di Dio!

Fonte: RadioVaticana