Avvento… tempo del desiderio

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Eccoci all’inizio dell’Avvento, costituito dalle quattro settimane che ci incamminano verso il Natale e che, per i cristiani di occidente, segnano il principio dell’anno liturgico. Vorremmo allora, condividere con te questo tempo “forte” e affidarti alcune meditazioni – riflessioni, che, partendo proprio dalla Parola di Dio consegnataci dalla Chiesa nelle quattro domeniche di Avvento, ti aiuteranno a comprende re e a riscoprire le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.

Queste riflessioni ti raggiungono attraverso quel mezzo di comunicazione che ti tiene incollato a  sé per molte ore lungo il corso della giornata: il computer. Ci piace pensare, che la lettura attenta di questi contributi possa riaccendere in te il desiderio di accogliere Cristo che viene in una maniera tutta nuova.

È forse possibile parlare dell’uomo senza parlare anche dei suoi desideri?  Sembra proprio di no.  Anzi qualcuno ha addirittura affermato che l’uomo è un “essere di desiderio”, che si proietta incontro   al domani ricercando e sperando sempre qualcosa di più e di meglio per la propria vita.

Dunque, è quotidiana esperienza quella del desiderio. E infatti  non c’è alcuno  che  trascorra  una  sola giornata senza vivere con intensità questa tipica tensione dell’animo umano.

Ma qual è l’oggetto dei suoi desideri? E c’è forse un unico oggetto verso cui si protende,  spesso     con ansia, il cuore dell’uomo? Guardandoci attorno e guardando in noi stessi sembrerebbe di dover affermare che molti, anzi moltissimi, sono le attese che ciascuno coltiva dentro di sé. Però, uno sguardo più attento è capace di intuire una segreta e irresistibile attrattiva che si nasconde dentro ogni desiderio umano.

E di questa segreta e irresistibile attrattiva ci parla l’Avvento, tempo liturgico del desiderio. Sant’Agostino, in  una  bellissima  pagina  nella  quale  dà  sfogo  al  suo  animo  ardente  di  attese  e    di aneliti, così prega: «Che cosa farà, o Altissimo Signore, questo esule, che è così distante da Te, ma che a Te appartiene? Che cosa farà il tuo servo tormentato dall’amore per Te e gettato lontano dal tuo volto? Anela a vederti e il tuo volto gli è troppo discosto. Desidera avvicinarti e la tua abitazione è inaccessibile. Brama trovarti e non conosce la tua dimora. Si impegna a cercarti e non conosce il tuo volto Signore, Tu sei il mio Dio, Tu sei  il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato».

In Agostino sono le labbra di un cristiano fervente a parlare. Eppure nelle sue splendide affermazioni non ci è difficile cogliere i nascosti e più veri moti dell’animo umano di sempre. C’è un senso di attesa e di speranza che tutti ci avvolge in ogni tempo della storia: a volte inconsapevole, spesso avvolto nell’oscurità,  altre   volte    frammisto    alle    molteplici e  immediate fruizioni  che    sono  oggetto del nostro desiderare.

E tuttavia, andando al di là dell’immediata sensazione, ci si accorge che tutto questo rivela un desiderio mal sopito di assoluto, di eterno e di infinito il cui nome è uno solo: Dio.

Così il tempo di Avvento ci educa. Ci educa a ritrovare nei molti movimenti del nostro animo che tendono a qualcosa di indistinto o, se distinto, di immediato e passeggero, la richiesta di un incontro che sia risolutivo per la nostra vita e per le attese che in essa vi sono. Perché in Avvento non si vive altra attesa se non quella di Dio che si fa uomo per noi e per la nostra salvezza, portando a compimento in modo assolutamente insospettabile ogni più vero desiderio del cuore umano.

Imparare a riconoscere l’affascinante presenza di Dio nella molteplicità dei nostri desideri è saggezza di cui abbiamo bisogno: per capire il senso vero della vita, per operare quelle scelte che ci conducono a essere concretamente in sintonia con quanto ci è stato dato di capire.

In un contesto culturale di desideri miseri e di attese da poco, l’Avvento è il tempo che la Chiesa ci offre per ritrovare la via dei grandi desideri e delle attese che contano.

Se l’Avvento è, dunque, il tempo del desiderio e il tempo dell’educazione al vero desiderio, nondimeno questo tempo forte dell’anno liturgico è periodo di speranza. Chi desidera, spera. E più si desidera, più si spera. Desiderare Dio riconosciuto come Salvatore della propria vita significa sperare: sperare lui, la sua presenza, la sua parola, il suo amore in un grado sempre più intenso e appagante. E significa sperare in lui, come in qualcuno del quale si sa di potersi fidare, perché sempre fedele alle sue promesse di verità, di libertà e di felicità. In un contesto storico nel quale spesso si sente, nella stessa comunità cristiana, povertà se non assenza di speranza, urge recuperare i motivi di una grande e inesauribile speranza. I motivi sono in Cristo. Il motivo è Cristo. E, dunque, l’Avvento è tempo di speranza.

Desiderio e speranza sono come due attitudini dello spirito umano la cui voce silenziosa si chiama preghiera. Chi prega esprime grandi desideri, dimostra profonda speranza. Ecco perché l’Avvento è il tempo di una più intensa e costante preghiera. Diceva Sant’Ambrogio: «Non è forse vero che, quando desideriamo e speriamo l’arrivo di qualcuno, noi teniamo gli occhi fissi verso il punto da dove ci aspettiamo la sua venuta? E così noi ci consumiamo nella lunga tensione di una quotidiana attesa».

Tenere gli occhi fissi, consumarli nella lunga tensione di una quotidiana attesa: questa è la preghiera cristiana, quella preghiera che siamo chiamati a coltivare nel tempo della preparazione al Natale.

Si prega tenendo gli occhi fissi attorno a noi per scorgere la venuta di Colui che è nostro Salvatore. Si prega consumando gli occhi del cuore per amore di colui che si attende.

Noi lo sappiamo: nella mangiatoia dove giace il Bambino Gesù avvolto in fasce sta l’oggetto vero e unico dei nostri desideri e della nostra speranza. In quel punto i nostri occhi si fissano e trovano il premio di una lunga attesa d’amore.

Che Natale sia per tutti questa esperienza di grazia e di gioia.

Che Natale sia per tutti incontro con Cristo Signore, unico Salvatore del mondo e, dunque, pacificazione di ogni desiderio, approdo di ogni speranza, termine di ogni preghiera.

Buon cammino…