“Questa figlia di Abramo”: per la prima volta l’espressione viene applicata a una donna, mai era avvenuto prima nell’Antico Testamento o negli autori rabbinici. Cosa vedono i presenti in quella donna curva, ammesso che la vedano? Per Gesù è una figlia di Abramo.
Gesù sta insegnando di sabato in una sinagoga, e mentre insegna si guarda intorno e sa vedere anche i lontani, quelli che normalmente gli altri non notano, sa vedere la povertà, il dolore, la depressione, la malattia. Lo sguardo di Gesù è selettivo: “Questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni”. Cioè incurabile, umiliata profondamente. Ciò che ferisce Gesù è l’irrimediabilità di quel male. Il male che ci colpisce non lo lascia mai indifferente, e anche in questo egli narra il nostro Dio, il Dio che ha liberato il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto.
Qui Gesù si sente chiamato a intervenire subito: vede la donna, la chiama, la guarisce, senza attardarsi a fare le domande che di solito pone ai malati che incontra, è mosso dall’urgenza di rialzare, di liberare. Una donna ripiegata su di sé (narcisismo?), una donna incurvata dal lavoro, dalle percosse, dalla vergogna, dalla malattia fisica? Il testo lascia spazio a interpretazioni diverse, ma l’importante qui è che ciò che teneva prigioniera la donna, quel male, quello “spirito di debolezza”, viene vinto. Gesù non si rassegna. Alla donna viene restituita la posizione eretta: la posizione nella quale può essere una “figlia di Abramo” che prega insieme ad altri figli di Abramo. “Sei liberata”.
“Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio”: l’esultanza per essere stata liberata è grande. Ma si noti che il testo non dice che la donna ringrazia Gesù, dice che glorifica Dio per quello che le è accaduto. È stato Dio a guarirla. L’iniziativa di Gesù viene intesa come qualcosa di pienamente conforme al piano di Dio, alla sua volontà di salvezza per figli e figlie di Abramo. Gesù non ha disobbedito alla legge che prescriveva ai medici di non esercitare la propria arte nel giorno di sabato, si è semplicemente reso disponibile come strumento di Dio.
Ma ecco che il capo della sinagoga si irrita, pur non osando affrontarlo direttamente: pensa di essere l’unico interprete affidabile della legge, e critica l’operato di Gesù. Concepisce il sabato solo come un non fare, mentre nel sabato c’è anche tutto l’aspetto positivo di salvaguardia della vita, di festa della comunione: il sabato è festa! Il non fare, l’astenersi per un giorno dalle occupazioni quotidiane (che ci farebbe tanto bene riscoprire) è finalizzato alla vita, alla relazione, a tutto quello che nella nostra vita è importante ma che trascuriamo in nome di ciò che ci sembra più urgente.
Il sabato non è solo riposo (un riposo che comunque non è mai inerzia da parte di Dio), ma anche liberazione, e non si può celebrare la libertà quando si sopporta la schiavitù: sarebbe ipocrisia, sarebbe misconoscimento delle vere intenzioni di Dio. Il nostro Dio è un Dio che opera per la vita, il Dio dei vivi che non ci lascia ripiegati su noi stessi nella morte.
sorella Laura della comunità monastica di Bose
Lc 13, 10-17
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.