Parole forti quelle di Gesù, che noi avvertiamo come dure, troppo dure, perché le ascoltiamo in preda a tante, troppe precomprensioni: le accogliamo separandole da colui che le ha pronunciate, dalla sua vita e dalla sua predicazione, dall’in-principio in cui sono state concepite.
Il fuoco per noi è soprattutto forza che brucia, distrugge, devasta: come può Gesù volerne l’irrompere sulla terra e nelle nostre vite? Ma il fuoco – “frate focu, per lo quale ennalumini la nocte” – “è bello e iocundo et robustoso et forte”: nella vita quotidiana, ai tempi di Gesù come in tanti luoghi ancora oggi, è luce che illumina le tenebre, è calore che riscalda i corpi e cuoce gli alimenti, è ardore che purifica e rende duttili i metalli più duri. Per questo è diventato anche immagine della passione che accende e intenerisce i cuori, per questo se le fiamme al plurale evocano nel nostro immaginario l’inferno, la fiamma al singolare rimanda all’amore che si accende e arde, e che poi va custodito giorno e notte, come facevano le vestali nella semi-oscurità dei templi pagani.
Il battesimo, l’immersione è a sua volta immagine e gesto di morte: si è immersi – da altri, non è battesimo l’immergersi da soli – nell’acqua e ci si ritrova privati del soffio vitale, dell’aria che respiriamo e che ci consente di continuare a vivere. Ma dall’immersione del battesimo si esce, si è tratti fuori, riaccompagnati alla vita: l’acqua battesimale è una cosa sola con il sangue versato sulla croce, con lo Spirito effuso, con il fiotto vitale che sgorga dal costato trafitto. Il calice della passione è coppa della resurrezione.
Certo, parole così forti creano un discrimine, lacerano noi stessi innanzitutto, hanno a che fare con la “santità”, con l’alterità radicale di Dio; la “divisione” portata da Gesù, la spada evocata nei brani evangelici paralleli non è quella sguainata e poi rimessa nel fodero da Pietro nell’orto degli ulivi: è “la parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12). Solo in conseguenza di questa crisi interiore, di questa discriminante che fende i nostri pensieri e i nostri sentimenti, la divisione si manifesta anche attorno a noi, tra le persone a noi più vicine. Basta rileggere il brano di Marco ascoltato domenica scorsa (cf. Mc 10,35-45): al battesimo di sangue e al calice della passione cui Giacomo e Giovanni pensano di poter essere associati, fa immediatamente seguito la divisione tra gli stessi discepoli di Gesù – i suoi fratelli che ascoltavano la sua parola e cercavano di metterla in pratica (cf. Mt 12,49-50) – al punto che “gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni”.
Sì, Gesù può spingersi a proclamare di non essere venuto a portare la pace, perché la pace che lui ci dona non è quella che dà il mondo, non è quella che cerchiamo noi, non è contrapposta alla guerra, non è il quieto vivere, non è l’assenza di lotta: la pace che il Signore è venuto a portare è fuoco che arde per la vita, è immersione nel suo mistero di morte e risurrezione, è calice per la vita piena.
In questo cammino mai finito avviene per il discepolo ciò che è avvenuto per Gesù, lui che è “venuto a gettare fuoco sulla terra”: la passione per il suo Regno si fa bruciante, arde nel proprio cuore e nelle proprie ossa senza poter mai essere estinta. Così il discepolo comprende, anche al di là delle proprie intenzioni che vivere con Gesù, l’araldo del Regno, è la vera pace e che il vangelo non può essere soggetto a compromessi. La propria pace deve essere persa per servirlo, non viceversa, sperimentando così “la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, la quale custodisce i cuori e le menti in Cristo Gesù” (cf. Fil 4,7).
fratel Guido della comunità monastica di Bose
Lc 12, 49-53
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.