Commento al Vangelo di domenica 7 Ottobre 2018 – p. Alessandro Cortesi op

Il capitolo 2 di Genesi è racconto che non intende ricostruire un passato primordiale, ma pone la domanda sul senso della vita umana e del cosmo. Nella vicenda della creazione in filigrana si deve cogliere il senso di un cammino che è il cammino umano. L’essere uomo è presentato nella sua condizione di solitudine e di desiderio di vivere in relazione con altre creature. E’ posto in un giardino, un mondo di creature belle che stanno attorno a lui e a cui è chiamato a dare un nome entrando in relazione. Nel racconto di Genesi l’uomo ha ricevuto il compito di dare un nome alle altre creature: “il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati”. Dare il nome è azione di chi è custode e si prende cura con attenzione. Ma emerge una apertura costitutiva del cuore a rapportarsi a qualcuno di ‘simile a lui’. “Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse”. C’è una sete di incontro che va oltre la presenza delle creature e della presenza di Dio stesso.

Nel cuore umano è presente il bisgono di un tu, qualcuno capace di pronunciare il suo nome: ‘l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile’. Sperimenta la mancanza di qualcuno che ‘gli stia di fronte’ capace di dialogo, di reciprocità. “E il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. Viene così descritto il dono di un altro a lui simile, una presenza che ‘sta di fronte’. E’ dono di Dio, e Dio agisce nel sonno di Adamo. “Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo”. Al suo risveglio si trova di fronte una presenza nuova, segno di gratuità. E’ presenza inattesa e insperata: è parte di lui e nello stesso tempo è diversa: gli sta di fronte. ‘carne della mia carne, osso dalle mie ossa’: così canta Adamo.

Questo dono è accolto con gioia e meraviglia: “…la si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”. I nomi che indicano uomo (ish) e donna (isha) sono uguali e nello stesso tempo diversi. La medesima radice che indica una comunanza nella medesima vita e nel contempo una differenza che indica l’impossibilità di pensare l’altro come uguale a se stesso ed apre all’avventura del riconoscimento dell’alterità e delle diversità per vivere un incontro nello starsi di fronte.

Da questo dono al principio sorge la chiamata a percorrere la storia dell’incontro. “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una carne sola”. La ‘carne’ che l’uomo e la donna sono chiamati a compiere è una vita, non è una teoria. E’ unità sempre da ricercare nella differenza e nel dialogo.

Dall’essere simili e diversi sorge la bellezza e la fatica della comunicazione. Bellezza perché da lì inizia l’avventura dell’inconro che porta ad uscire dalla terra, dalla casa di origine, da se stessi. Come nel cammino di Abramo è cammino di uscita e di fede. Fatica perché lo stare di fronte all’altro implica un cambiamento, l’apprendimento a non voler riddurre l’altro a sè. Il riconoscimento di essere simili carne della mia carne, può divenire incomprensione della diversità e della libertà dell’altro.

“E’ lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie?” Gesù è posto di fronte alla provocazione di chi vuole metterlo di fronte alla legge e alle sue determinazioni che non considerano la vita e peraltro si pongono in un’ottica di discriminazione per cui l’uomo solo può ripudiare la moglie. La sua risposta è rinvio al progetto di Dio, che rinvia a quel principio dei racconti di Genesi, in cui è offerto non tanto la fissazione di una legge ma è delineato l’orizzonte ultimo a cui tendere. Richiama alla responsabilità del cuore. Dio ha un progetto di amore per ogni uomo e donna e Gesù invita a vivere la fedeltà verso ciò che Dio ha congiunto nello scoprire la propria responsabilità in questo incontro con Dio e con gli altri. Richiama così il disegno originario di Dio quale orizzonte di fondo che nessuna esperienza compie in pienezza ma a cui è chiamata a tendere in fedeltà alle sue chiamate.

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XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

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L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10, 2-16
 
2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosé?». 4Dissero: «Mosé ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 07 – 13 Ottobre 2018
  • Tempo Ordinario XXVII
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 3

Fonte: LaSacraBibbia.net

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