La liturgia delle chiese in Occidente celebra oggi gli angeli e i messaggeri del Signore. Secondo la tradizione biblica, riassunta dalla Lettera agli Ebrei, gli angeli “sono spiriti inviati da Dio a servire coloro che erediteranno la salvezza” (Eb 1,14). Nei racconti evangelici gli angeli accompagnano anche l’intero percorso della storia di Gesù: sono i messaggeri che annunciano l’incarnazione del Figlio di Dio (cf. Lc 1,26-38; 2; 8-14), essi custodiscono il cammino terreno del Cristo (cf. Mt 4,12; Lc 22,43), annunciano la sua resurrezione (cf. Mc 16,5), spiegano la sua ascensione (cf. Ac 1,9-11) e scortano il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi (cf. Mt 16,27; 24,30-31; 25,31). Assistono dunque all’intera rivelazione.
Nel vangelo scelto per la festa odierna occupano un posto apparentemente più defilato, e sembrano come relegati alle ultime parole del brano: Gesù promette a Natanaele una visione del mondo celeste, caratterizzata dal saliscendi degli angeli.
La visione evocata riprende il racconto del sogno di Giacobbe a Betel, in cui il patriarca aveva visto gli angeli salire e scendere lungo una scala le cui estremità collegavano il cielo e la terra (Gn 28,12): quest’immagine annunciava al padre di Israele una comunicazione possibile con Dio, a lui concessa come segno di benedizione. Nel nostro vangelo, in cui Natanaele incontra per la prima volta il Signore, la promessa del cielo aperto allude a un approfondimento di questa rivelazione e la incentra sulla persona di Gesù. Conferma l’identità di quest’ultimo come “porta del cielo” (Gn 28,16), cioè come “unico mediatore tra Dio e gli uomini” (1Tm 2,5), fondando così la fede di Natanaele e di chi, con lui, confesserà nel rabbi di Nazareth il “Figlio di Dio, il re di Israele” (v. 49).
Se i cieli sono aperti, infatti, è perché nella persona di Gesù l’era messianica è iniziata: in lui Dio si manifesta, determinando il presente di ogni credente. È “il Figlio dell’uomo” (v. 51) a rendere possibile questo scambio permanente (figurato dagli angeli che salgono e scendono sopra di lui) tra il cielo e la nostra terra, di cui Gesù ha condiviso – come persona umana – le pene e le gioie. Le “cose più grandi” (v. 50) che Natanaele scoprirà non sono allora altro che l’unità tra il Padre e il Figlio a cui ogni credente può ormai prendere parte.
Il nostro testo però ci aiuta anche a comprendere che, oltre ad essere creature celesti avvolte nel mistero, gli angeli vanno anche riconosciuti nei messaggeri umani che trasmettono la buona notizia. In effetti è stato un uomo, Filippo, a fungere da testimone o da messaggero (ángelos, in greco) per Natanaele (Gv 1,45) e a creare per lui le condizioni del suo incontro con Gesù. Se il vangelo di oggi non ci assicura dunque necessariamente visioni angeliche celesti, ci invita tuttavia a saper discernere coloro che ogni giorno ci possono trasmettere, da parte di Dio, una rivelazione per il nostro cammino. Stiamo attenti a fare loro spazio perché “senza saperlo alcuni hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2).
fratel Matthias della comunità monastica di Bose
Gv 1, 47-51
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.