Il profumo dello sposo. Esercizi spirituali con il Cantico dei Cantici

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Un sussidio che nasce in un’atmosfera di preghiera, come corso di esercizi spirituali sul Cantico dei Cantici, vero tesoro dell’Antico Testamento e metafora di ogni vocazione. Il percorso che si snoda nel testo prevede un cammino in sette tappe (sette giorni).

Ogni tappa ha uno scopo ben preciso: la prima tappa ci aiuta a riappropriarci dei desideri profondi del cuore, vero motore della vita spirituale; la seconda ci guida a esplorare il Cantico dei Cantici per poterlo pregare; la terza ci invita «alla scuola del gusto», accompagnati da sant’Agostino; la quarta ci immerge nella misteriosa relazione coniugale del profeta Osea; la quinta ci porta al pozzo per incontrare una donna di Samaria; la sesta ci pone una domanda: «Chi è lo sposo?», per giungere alla contemplazione dell’amore nell’ultima tappa.

Il Cantico dei Cantici diventa, per chi ha il coraggio di inoltrarsi nelle sue meraviglie, fonte di vita, giardino di pace, profumo dello Sposo.

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Leggi l’introduzione

Il tempo degli esercizi spirituali è un tempo di grazia donatoci per riappropriarci dei nostri desideri. Sette meditazioni ci porteranno a cercare il profumo dello sposo.

Nella prima meditazione ci sarà consegnata «la chiave del desiderio». È proprio il desiderio che mette in moto la nostra vita spirituale che, altrimenti, lasciata a se stessa potrebbe paralizzarsi. Anche la paura di rimanere delusi può farci prendere la decisione di non desiderare più e chiudere la porta del proprio cuore. Certamente non si può vivere il cammino di fede come volontarismo.

È necessario liberarsi dalla brama del possesso; contro di essa occorre lottare, non contro il desiderio. È solo nella consapevolezza dei miei desideri, infatti, che posso sperimentare la mia libertà, e in questo consiste il discernimento spirituale; altrimenti è tutto, semplicemente, buon senso. Il luogo di quest’attività interiore di discernimento e di scelta è «la preghiera».

È importante allora chiedere a se stessi: sono una persona di preghiera?

Dio parla sempre al nostro cuore: vero campo di battaglia tra mozioni verso il bene e mozioni verso il male.

La seconda meditazione ci introdurrà nel Cantico dei Cantici. Grazie alla lettura orante di questo gioiello dell’Antico Testamento possiamo comprendere che la vita spirituale ha delle tappe che vanno dal desiderio di essere attratti dal­l’Amato fino all’unione intima con lui. L’iniziativa è sempre dello sposo:

  • è lui che attrae per la sua bellezza e per la sua novità;
  • è lui che permette alla sposa di prendere coscienza della propria identità;
  • è sempre lui che mette fine all’inverno.

Una modalità di preghiera che Ignazio di Loyola suggerisce negli esercizi spirituali è quella della ripetizione come «scuola del gusto», che diventa il tema della terza meditazione. Attraverso alcuni passi di Agostino rileggeremo il Cantico dei Cantici alla luce della sequela di Cristo.

La relazione coniugale, argomento della quarta meditazione, è presentata attraverso la vita del profeta Osea che, nonostante la sua disastrosa situazione coniugale, diventa profezia per il popolo. Per Dio nessun tradimento è senza appello. Rimane la gravità del peccato, ma c’è sempre la possibilità del recupero. Il peccato può essere sempre un’occasione di misericordia.

«Storia di un corteggiamento» è il titolo della quinta meditazione: protagonisti della scena al pozzo di Sicar sono la donna samaritana, con la sua anfora vuota, e Gesù con la sua sete. Partendo dalla parola «sprecare», rivisitiamo quell’incontro che avviene verso mezzogiorno, all’ora sesta, il momento di maggiore luminosità in cui si può vedere meglio. Gesù chiede da bere perché ha sete della salvezza di tutta l’umanità. La brocca, che rappresentava la storia della donna, è lasciata ai piedi di Gesù. Questo incontro chiede la nostra conversione interiore: passare dalla presunzione di avere tutto all’esperienza della mancanza dell’essenziale.

«Chi è lo sposo?»: è la domanda e il tema della sesta meditazione. La risposta sarà trovata nella ricerca orante che attraverserà le varie scene della passione di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni (cfr. Gv 18 e 19): l’arresto di Gesù, il rinnegamento di Pietro, la crocifissione. Siamo invitati a contemplare «colui che hanno trafitto» (Gv 19,37), riconoscendoci da una parte peccatori e responsabili della morte di Gesù e dall’altra inondati dal sangue e dall’acqua che ci rendono nuova creatura.

Nella settima meditazione, «la contemplazione per raggiungere l’amore», siamo aiutati a immergerci nella corrente d’amore che ci avvolge. Per sperimentare l’amore e il bene è necessario chiedere la grazia della conoscenza interiore. Questo avverrà facendo memoria di tutti i doni ricevuti, sentendo la presenza di Dio (sorgente di ogni dono), contemplando la fatica che lui fa per noi, per me. L’eucaristia è un rimanere in questa corrente d’amore, mentre il peccato è un impedire ai doni ricevuti di passare, attraverso me, agli altri. Quando vivo l’eucaristia, sto ripetendo con la vita le parole della preghiera: «Prendi, Signore, e ricevi».

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