Commento al Vangelo del 17 settembre 2018 – Monastero di Bose

“Egli merita che tu gli conceda quello che chiede, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga”. È questo l’argomento che alcuni anziani di Cafarnao usano per convincere Gesù a recarsi presso la casa di un centurione perché guarisca il suo servo morente. Quel servo “il centurione l’aveva molto caro” sottolinea l’evangelista, “illi erat pretiosus” traduce la Vulgata. Per gli anziani giudei è una questione di merito: ricompensare il centurione per il suo amore per Israele e per la sua generosità nel costruire la sinagoga.

Emerge in primo luogo la qualità umana del centurione: lui ufficiale al comando di una centuria dell’esercito romano che in quel tempo occupava la Palestina – dunque una persona che ha potere e autorità – è un uomo che prende a cuore la sofferenza non di un familiare, di un amico o di un soldato della sua guarnigione, ma di un suo servo, probabilmente giudeo. Inoltre, questo centurione, straniero pagano, fedele di un’altra religione, ama il popolo ebraico e lo dimostra nei fatti costruendo la sinagoga nella città che sorveglia armata manu.

Prendendosi cura del suo servo il centurione mostra di saper amare senza distinzioni di grado e di estrazione sociale. Costruendo il luogo di culto mostra la sua consapevolezza dei diritti religiosi di un popolo anche se lo occupa militarmente. Lui, uomo di un’altra etnia, di un’altra cultura, di un’altra religione ha una fede che in Israele non c’è: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande”. La fede che il centurione ha nella parola del Rabbi di Nazaret affonda le radici nella capacità di amore e di compassione per un servo morente che quest’uomo mostra di avere e nella sua apertura di spirito verso la fede di un altro popolo.

Là dove gli anziani giudei non vedevano altro che un benefattore Gesù vede un credente. Se per gli anziani è una questione di merito per Gesù è nient’altro che fede. Una fede di tale qualità che Gesù dichiara di non averla trovata neppure tra i figli di Abramo, il padre dei credenti. Se altrove nei vangeli si dice che Gesù si sorprende per l’incredulità di alcuni giudei (Mc 6,6) qui resta sorpreso della fede di un pagano, al punto da esaltarla: non c’è un credente come lui in tutto Israele! Eppure, non ci poteva essere nessuno di più lontano dalla fede di Israele di un centurione straniero, idolatra e impuro.

Gesù conosce il centurione senza incontrarlo, penetra il mistero che lo abita senza neppure vederlo di persona. Conoscere il cuore delle persone che incontra non è solo un atto di Gesù ma è una dimensione del suo spirito, una disposizione interiore, il suo modo di essere uomo e di stare al mondo: è la sua natura. Il centurione mette fede nella parola di Gesù e Gesù discerne la fede nella parola del centurione. L’uno mette fede nella parola dell’altro.

Trovare la fede in chi non ci aspetteremmo mai di trovarla sia anche la nostra sorpresa, a condizione di essere sempre disposti a scoprire persino che alcuni non danno credito al Vangelo predicato perché, a volte anche senza saperlo, amano il Vangelo vero, quello di Gesù Cristo.

fratel Goffredo della comunità monastica di Bose

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Lc 7, 1-10
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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