Il 28 giugno 2012 ricorreva il terzo centenario della nascita di Jean-Jacques Rousseau (28/06/2012). Per celebrare il filosofo francese dell’ รmile, o dell’Educazione e Il contratto sociale, il Cortile dei Gentili insieme alla Cassa di Risparmio di Bologna organizza un evento, il 7 maggio 2013, nella Chiesa di Santa Cristina (Piazza Morandi, Bologna)
L’incontro sarร presieduto dal Cardinale Paul Poupard, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. Tra gli illustri partecipanti, il Magnifico Rettore dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, Ivano Dionigi, i filosofi Giovanni Reale e Tullio Gregory, infine il prof. Raymond Trusson. Insieme al prof Frรฉdรฉric S. Eigeldinger, il prof. Trusson ha curato la massiccia pubblicazione di 24 volumi di tutte le opere di Rousseau,compresi molti inediti. L’impresa, cominciata nel 2008, si appresta a giungere al termine, pubblicata dalla casa editrice Slatkine di Ginevra, in collaborazione con la Honorรฉ Champion di Parigi.
L’intervento del prof.Trusson รจ incentrato sulla visione del Cristo di Rousseau.
Il moderatore รจ il giornalista del Corriere della Sera, Armando Torno.[divider]
L’interventoย delย cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
Caro Jean-Jacques, siamo veramente cosรฌ buoni? Titolava il quotidiano La Vie, in prima pagina in occasione del ยซ2012, Anno di Rousseauยป. Chi di noi non ricorda il suo famoso aforisma: โLa natura ha fatto lโuomo felice e buono, ma la societร lo deprava e lo rende miserabileโ. Argomento ampio di confronto e di discussione! A parecchi anni di distanza, ho riletto lโopera polemica del filosofo Jacques Maritain, Trois rรฉformateurs, Luther ou lโavรจnement du moi, Descartes ou lโincarnation de lโange, Rousseau ou le saint de la nature (Plon, 1925), in italiano: Tre riformatori: Lutero, Cartesio, Rousseau.
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Il contadino della Garonna non smette di scoccare le sue frecce appuntite, e sono numerose, contro la doppiezza di Jean-Jacques: โLa ragione di un uomo ha un duplice ufficio. Talora la ragione si mette al servizio della passione, esplicando allora una prodigiosa virtuositร nellโargomentazione sofistica; รจ il Jean-Jacques moralista, stoico, plutarchico, tutto compunto di virtรน, censore dei vizi del secolo, il Rousseau des Discours, della Lettre ร dโAlembert e del Contrat social. Talora invece, la ragione, come una lampada impotente, assiste alle ebbrezze del cattivo desiderio, ne discerne con perspicacia la malizia; ma, per parte sua, si guarda bene dallโintervenire, e stando li assorta nello spettacolo, essa non fa, in realtร , che aumentarne lโattrattiva dandogli non so quale sapore di perversitร intelligente ed artistica, poichรฉ appartiene allโartista, secondo le parole di Aristotele, di rimanere artista quando pecca volendolo. ร โฆ lโindolente Jean-Jacques, il vero Jean-Jacques, che si abbandona al piacere, che vede di far male e che tiene gli occhi alzati verso lโimmagine del bene e che si diletta ad un tempo nel bene che egli ama senza fare e nel male che fa senza odiarloโฆLโuomo di Rousseau รจ lโangelo di Cartesio che si fa brutto โฆ Rousseau ha introdotto nella letteratura e nella realtร della vita, questo tipo dโinnocenteโฆ che non รจ altro che la sconfitta mentale di unโumanitร che si abbandonaโฆ Il che รจ quanto dire che non vi รจ in Rousseau alcuna rettificazione della volontร , donde le sue azioni vili e la sua mollezza morale. Per questa inettitudine davanti al reale essenzialmente si spiegano lโabbandono dei suoi cinque figli, le sue crisi passionali, le sue rotture di amicizia, le sue imbelli frenesie, il narcisismo equivoco dei suoi sentimenti, tutte le vergogne e tutte le miserie della sua vitaโฆ Insomma egli รจ un esempio per lโumanitร , un professore di virtรน, un riformatore dei costumi, ed รจ in questo stesso momento che il futuro autore dellโEmilio abbandona il suo terzo figliuoloโฆ Rousseau รจ un temperamento religiosoโฆ E il Vangelo, รจ il cristianesimo chโegli manipola, corrompendoliโฆ Soprattuto, ed ecco il punto capitale, Rousseau ha snaturato il Vangelo strappandolo allโordine soprannaturale, trasportando alcuni aspetti fondamentali del cristianesimo nel piano della semplice naturaโฆ Che troviamo noi allโorigine del disordine moderno ? Una naturalizzazione del cristianesimoโฆ A lui dobbiamo il cadavere di idee cristiani la cui immensa putrefazione appesta oggi lโuniversoโฆ La dottrina di Rousseau รจ une radicale corruzione naturalista del sentimento cristianoโฆ Il vicario savoiardo รจ il primo prete modernistaโ (Maritain, J., Tre riformatori: Lutero, Cartesio, Rousseau, Morcelliana, Brescia, 1928).
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E allora, quale scegliere tra questi due epitaffi, quello del suo ultimo e fedele amico, Bernardin de Saint Pierre: โEgli ha addolcito il destino dei bambini e ha aumentato la felicitร dei padri; ha aperto, in Hรฉloรฏse, la strada al pentimento e ha fatto versare lacrime agli amanti. Egli รจ vissuto ed รจ morto nella speranza, comune a tutti gli uomini virtuosi, di una vita migliore. Egli ha perorato la causa dei bambini, degli amanti infelici, degli sfortunati, della virtรน ed รจ stato perseguitatoโ. Oppure, quello del moralista Joseph Joubert che svela i chiari-scuri di unโesistenza e di unโopera ambigua: โPigrizia a volontร , codardia voluttuosa, attivitร inutile e pigra che ingrassa lโanima senza renderla migliore, che dona alla coscienza un orgoglio stupido e allo spirito lโattitudine ridicola di un borghese di Neuchรขtel che si crede re, lโenfasi del piรน voluttuoso dei furfanti che si รจ fatto la sua filosofia e la espone con eloquenza; infine, il pezzente che si riscalda al sole disprezzando il genere umano: cosi รจ Jean-Jacques Rousseauโ.
Qualunque o quale sia la nostra lettura di Jean-Jacques, nel IIIยฐ centenario della sua nascita, questo visionario dellโuomo contemporaneo, innamorato dellโindividualismo, traboccante di emozioni e tormentato dalla complessitร dellโamore, ci appare niente di meno, come lโinventore della soggettivitร moderna, secondo lโepiteto di Charles Pรฉpin (Ceci nโest pas un manuel de philosophie, Flammarion). Egli ci porta a interrogarci sulla pertinenza delle sue intuizioni e la coerenza del suo discorso, e a domandarci se la sua sorprendente sinceritร non ricopra con un mantello cangiante le sue luminose intuizioni, che sono tali da suscitare forti dibattiti su Dio o sulla natura umana. La sua sorprendente modernitร puรฒ insegnarci molto sugli abissi della natura umana, fintanto che non siamo prigionieri delle sue premesse per lo meno discutibili. Questo sognatore che ci illumina si iscrive di fatto nel solco prodigioso degli autori, la cui prosa incanta, a partire dal loro capo scuola incontestato, SantโAgostino, nelle Sue Confessioni, non smette di interrogarci sul carattere singolare della nostra natura comune, di cui noi teniamo quello che, ancora cosi vicino a noi, il Papa Giovanni Paolo II ha chiamato la nostra irripetibilitร . Karol Wojtyla avrebbe senza alcun dubbio rigettato la concezione di Dio di Le fantasticherie del passeggiatore solitario, ma avrebbe aderito senza esitazione alla sua professione di singolaritร cosi chiaramente rivendicata nel preambolo delle Confessioni: โNon sono fatto come nessuno di quanti ho incontrati; oso credere di non essere fatto come nessuno di quanti esistono. Se pure non valgo di piรน, quanto meno sono diversoโ. ร tuttโaltro rispetto alla sua massima fondamentale, cosi come lui la presenta nellโรmile: โLโuomo veramente libero non vuole altro di ciรฒ che puรฒ e fa ciรฒ che gli piace. Ecco la mia massima fondamentaleโ. Giovanni Paolo II professava, al contrario, sulla linea di SantโAgostino: โAma e faโ ciรฒ che vuoiโ, perchรฉ se tu ami Dio liberamente, questo Dio creatore, sorgente di bontร e di veritร , tu puoi professare questa parola di Cristo contenuta nel Vangelo di Giovanni e instancabilmente citata da Giovanni Paolo II: โVeritas liberabit vosโ, la Veritร vi renderร liberi (Cap. 8).
Rousseau viveva, di fatto, โuna religione a modo mioโ come lui stesso la definiva, noi diremmo oggi una religione โfai da teโ, al contrario dellโateismo che seduceva i filosofi de lโAufklรคrung, lโIlluminismo, les Lumiรจres. Mentre il razionalismo trionfa intorno a lui, il Vicario savoiardo rivendica la forza delle emozioni, come in La Nuova Eloisa: โO sentimento, sentimento, dolce vita dellโanima !โ. La contemplazione della primavera che fiorisce, la messe che matura e la vendemmia abbondante, suscita in lui una preghiera cosi lontana dalle sue oscillazioni cristiane, dal protestantesimo al cattolicesimo, rigettate inoltre, alla fine della sua vita, e che lui descrive โ questa preghiera โ come ยซuna sincera elevazione del cuore allโautore di questa amabile natura, le cui bellezze erano sotto i miei occhiยป. La sua arte di contraddizione, giunta allโestremo gli fa elaborare nellโรmile, la prima grande teoria moderna dellโeducazione, mentre abbandona i suoi cinque bambini, senza scrupoli. Questa palpazione del cuore, le sue lacrime infinite sono fonte di soddisfazione egoistica. Come scrive Olivier Gazalรฉ nel suo Je tโaime ร la philo (Robert Laffont), ยซ Rousseau era lo specialista dellโamore impossibile. Se, del suo grande amore per Mme de Warens, una donna molto piรน anziana di lui, egli scrive: โIo non me ne allontanavo se non per pensarneโ, nello stesso momento egli sposa Thรฉrรจse Levasseur, una donna che non lโamava ma che gli donรฒ cinque figli, ciรฒ non gli impedรฌ di amare Sophie dโHoudetot, una donna purtroppo giร impegnata, poichรฉ era sposata con un capitano della gendarmeria: โRousseau si รจ appassionato a donne con le quali la felicitร armoniosa era inconcepibile. Si รจ chiuso in una problematica piuttosto desolante: sposare una donna che non si ama o sposare una donna non sposabileโ.
Paradossi infiniti di Jean-Jacques: se egli ha l’intuizione delle piรน recenti scoperte nel campo della psicologia sociale, compresi quelli sull’empatia, il suo mito del buon selvaggio e unโepoca precedente alla vita in societร durante la quale lโuomo, essenzialmente solitario, avrebbe vissuto senza morale interpersonale nellโinnocenza, gli antropologi hanno scoperto invece, al contrario, che tutti i popoli primitivi studiati, a partire da Rousseau, vivevano in societร , e che, lungi dall’essere corrotti come egli li considerava, nella maggior parte dei casi, soprattutto tra i migliori โ i cacciatori โ era la pace e il senso di condivisione che dominavano. Anche durante i periodi di carestia, lโaiuto reciproco sโimponeva. Jacques Leconte conclude il suo saggio su La bontรฉ humaine, Altruisme, Empathie, Gรฉnรฉrositรฉ (Odile Jacob): โRousseau si รจ sbagliato, sia per eccesso dโottimismo,โ immaginando un uomo solo e innocente โ, ma anche per troppo pessimismo โ, attribuendo tutti i mali alla vita in societร โ. Inoltre, se la strategia individualista vince sempre in Rousseau, le piรน recenti scoperte nel campo delle neuroscienze ci dimostrano che sperimentiamo, piuttosto, il piacere di collaborare. Lโimmagine cerebrale mostra che le zone di soddisfazione vengono attivate quando siamo generosi, mentre, nel cervello, le zone dโavversione reagiscono alla vista di unโingiustizia. Infine, se il filosofo raccomandava la solitudine del bambino per favorire il suo apprendimento, in realtร , come sanno tutti i genitori e i veri educatori, i bambini amano stare e vivere insieme, e lโapprendimento cooperativo dร risultati migliori dellโapprendimento competitivo.
Quali conclusioni? ยซMio simile, mio fratelloยป diceva Baudelaire a colui che lo chiamava ยซlโipocrita lettoreยป. Confesso senza mezzi termini: io non ho letto le Opere complete di Jean-Jacques Rousseau. E se ho camminato sui suoi passi, dalla foresta dโErmenonville allโisola Rousseau sul lago Lemano, io, per lo piรน, lโho frequentato nei miei studi passati, in tutti i compendi, storie, trattati, enciclopedie, dizionari di filosofia, dove รจ onnipresente, senza averlo veramente incontrato. Come potrebbe biasimarmi, lui che non smetteva mai di ripetere ยซVoglio che tutti leggano nel mio cuoreยป, ma che scriveva in Le Persiffleur: ยซnulla รจ cosi dissimile da me di me stessoยป. Dovโรจ il vero io? Comunque sia, cari Amici, la nostra risposta, grazie Jean-Jacques, a tre secoli di distanza, perchรฉ ci inviti a porci la domanda nel piรน profondo di noi stessi e, per i credenti, davanti a Dio.