10 consigli per i catechisti per mantenere il contatto

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Papa Francesco, in questi giorni, sta pregando per i sacerdoti che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi, augurandosi di cuore che il Signore dia loro la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi (anche tecnologici) per aiutare. Il catechista, come i presbiteri, non può permettersi di “mettere in pausa” i ragazzi o gli adulti che segue settimanalmente assieme alle loro famiglie. Consapevole di questo, don Marco Sanavio prova a dare 10 utili consigli sul fare catechismo in tempo di epidemia…

Quella del catechista è una figura ministeriale significativa. Perché rinunciare a una presenza, anche se mediata dal digitale, in questi giorni di grande necessità relazionale? Magari in collaborazione con altri formatori, così da ricostituire una parte della comunità che educa alla fede.

  1. La presenza
    Consideriamo come si sta trasformando il concetto di presenza con la pervasività capillare della comunicazione digitale nel nostro quotidiano: da quella televisiva che, da decenni, accompagna la giornata di molti, soprattutto se soli in casa, sino agli assistenti vocali. Si tratta di mediazioni che hanno un impatto concreto a livello emotivo, esperienziale, conativo. Perché tra le tante presenze non può emergere, pur nella mediazione, anche quella del catechista?
  2. L’accompagnamento
    È vero che i genitori hanno assunto nella celebrazione del battesimo dei figli il compito di educarli alla fede e questo momento di “isolamento” si sta rivelando più che opportuno per la catechesi familiare. Ciò non esclude che il catechista possa accompagnare le famiglie a distanza, anche solo suggerendo brani da leggere o semplici attività che possano coinvolgere genitori e figli.
  3. Il sostegno agli adulti
    La particolare situazione che il virus Covid-19 ci costringe a vivere ha disorientato molti adulti che, magari, possono avvertire la necessità di confrontarsi al telefono o tramite altre mediazioni digitali anche su argomenti relativi alla fede e alla pratica cristiana, attualmente sospesa in tutta la Penisola. Il catechista, oltre ai presbiteri e ad altre figure significative, può essere un buon punto di riferimento.
  4. La preghiera con il gruppo
    Esistono molti mezzi digitali che propongono preghiere già strutturate da condividere, ma la condivisione con i gruppi con i quali si sta percorrendo un itinerario insieme può risultare più significativa e coinvolgente, perché arricchita dalla dimensione comunitaria e valorizzata da una dimensione affettiva e solidale.
  5. L’orientamento dello sguardo
    Fra le molte informazioni distorte che utilizzano le categorie della paura e del sospetto, anche in ambito cristiano, e deformano il volto di Dio e della Chiesa il catechista può aiutare a valorizzare l’essenziale, indicando siti e fonti di notizie attendibili e verificate, nella fedeltà al Vangelo e alla Chiesa.
  6. L’apertura alla speranza
    È una dimensione irrinunciabile per un cristiano che, in questi giorni, può essere offuscata, soprattutto per chi si ritrova in situazioni di fragilità o malattia. La testimonianza del catechista, che si fa presente tramite vari tipi di mediazione, può aprire lo sguardo al futuro.
  7. La dimensione comunitaria
    È un tratto fondamentale dell’esperienza cristiana, generativo, anche come solidarietà, ed è educante nella fede. Oggi esistono molte mediazioni digitali, dagli scambi fruibili sui dispositivi mobili alle connessioni audio/video che consentono di collegare menti e cuori nell’ascolto reciproco o in una breve meditazione sulla Parola.
  8. Rendere visibile l’invisibile
    «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1). Aiutare a percepire e sperimentare l’invisibile è una fra le sfide più entusiasmanti che ha davanti chi accompagna altri nel cammino della fede. Così far emergere e rendere evidente la forza che può giungere nel sentirsi collegati da mediazioni digitali, e non immediatamente visibili, può rivelarsi un dono.
  9. La sperimentazione di nuove forme di didattica
    Lo sviluppo di queste competenze e il farsi aiutare nel metterle in atto, può trasformarsi in un momento opportuno per sperimentare nuove forme, anche con una buona componente ludica, per approfondire la parola di Dio e gli itinerari di catechesi.
  10. Aprire una strada nel deserto
    Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore» (Is 40). La creatività di uno o più catechisti può dischiudere nuove idee e pratiche per aprire strade inedite di accompagnamento nei cammini di fede, in questo momento storico in cui la dimensione del deserto si percepisce estremamente concreta.

Articolo a cura di don Marco Sanavio – Via Paoline e WeCa