“Fino al terzo cielo” è il nome scelto per il musical che narra la vita e la teologia di San Paolo: «…apostolo e servo di Gesù Cristo per volontà di Dio…».
“Fino al terzo cielo” è l’esperienza estatica ed “intima” vissuta da Paolo: egli probabilmente non l’avrebbe mai raccontata se non fosse stato spinto da una serie di forti provocazioni che mettevano in discussione la sua autorità e la verità di cui era custode.
Nel parlare e nel narrare le vicende dell’Apostolo «delle genti» ci si scontra con una realtà davvero “oceanica”, della quale è difficile cogliere appieno la profondità e comprendere l’ampiezza dei confini.
Per questo nel musical la figura di Paolo è sempre avvolta da un alone di mistero che esprime, e ad un tempo rispetta, questa realtà, volendo sfuggire a qualsiasi definizione riduttiva e speculativa.
Lo stesso Paolo, del resto, insegna come il suo «farsi tutto a tutti» non miri certo ad una gloria personale, ma soltanto a portare ogni uomo ad accogliere il vero volto dell’Amore.
Lo spettacolo ha il suo cuore nella teologia paolina e ne sviluppa le tematiche più care all’Apostolo; la narrazione termina in quell’esperienza di estasi (vissuta da Paolo, appunto, «fino al terzo cielo») che si augura ad ogni spettatore e che ogni uomo può sperimentare nel cammino della propria conversione.
Il regista diacono Paolo Prati
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